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Il 25 aprile è una data importantissima, di memoria e di commemorazione. Per ricordare la liberazione dell'Italia nel 1945 dal regime fascista e dall'occupazione nazista.
Per questo considero importante essere presente in questa giornata, insieme a molte altre persone, per rendere omaggio a chi ha reso possibile la libertà che oggi a volte ci sembra scontata, ma che non lo è affatto.
Incontri
Sono stata in piazza della Vittoria a Lodi il 25 aprile anche per la ricerca di qualche momento interessante per le mie foto, e nel frattempo mi sono messa a parlare con alcune persone che hanno suscitato in me delle curiosità .
Alcune di queste, facenti parte dell'associazione ANPI, mi hanno raccontato commosse che avrebbero portato con loro, nel corteo, il ricordo di Giovanni Benzoni (Battista) scomparso pochi giorni prima, componente anche lui dell'ANPI Lodigiano da molto tempo, che ogni anno alla vigilia della festa della liberazione esponeva davanti a casa la bandiera italiana.
Quest'anno l'hanno esposta loro per lui la bandiera italiana, i suoi compagni antifascisti dell'ANPI.
Uno spettatore col turbante
Ho incontrato Jassi Sherpuria, che si trovava a Lodi per caso a causa del treno che era in ritardo. L'ho notato mentre osservava incuriosito le tante persone che si erano date appuntamento in piazza, l'ho avvicinato e gli ho chiesto scherzando se era anche lui lì per la festa della liberazione ed ho scoperto che parlava poco l'italiano, ma se la cavava bene!
Sono stata anche all'inaugurazione, molto partecipata, presso la sede dell'UNITRE, del nuovo allestimento al museo Ettore Archinti di viale Pavia a Lodi.
In questo luogo affascinante ho potuto osservare le nuove, delicatissime e preziose statuette, i busti, le fotografie e i documenti che sono stati raccolti, e presentati ufficialmente, grazie a numerose donazioni da privati.
Sia la presentazione del nuovo allestimento che la visione dellle sculture inedite sono state molto interessanti e istruttive.
Ringrazio chi ha organizzato questo progetto davvero significativo per Lodi e per la figura importante e molto amata di Ettore Archinti.
Mi sono ripromessa di presenziare anche ai prossimi appuntamenti in cui verranno presentati altri manufatti e documenti di Archinti al cimitero Maggiore di Lodi e alla Società Operaia Di Mutuo Soccorso.
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Dopo undici anni l'orgoglio e l'emozione di fotografare l'evento mondiale contro la violenza di genereOne Billion Rising non si sono affievolite, ma sono diventate ancora più forti.
L'attesa
Vedere l'attesa trepidante di studenti che dopo aver passato i mesi precedenti a prepararsi a ballare, si ritrovano in piazza per il flash mob indossando le magliette donate da One Billion Rising Italia, abiti e accessori di colore nero e rosso ed esibirsi per pochi minuti.
L'impegno in piazza
Oltre che nel ballo le scuole hanno dimostrato il loro impegno portando in piazza Castello i manifesti contro la violenza di genere.
I cioccolatini del rispetto che contengono frasi contro la violenza preparati da studenti dell’Istituto Merli - Villa Igea e distribuiti insieme a piccoli stickers con loghi e slogan sul rispetto e cultura della parità prodotti da studenti del liceo Callisto Piazza.
Stare insieme dedicando tempo e impegno alla riflessione sulla violenza di genere, un grave problema che non è soltanto italiano ma mondiale. (In questa foto Sylvie Kaminsky e Laura De Benedetti)
La presidente delCentro Antiviolenza di Lodi Paola Metalla che auspica che nessuna abbia bisogno di rivolgersi al Centro, ma che se dovessero intuire una qualsiasi situazione di violenza saranno accolte da professioniste, nel completo anonimato.
Insieme per un obiettivo comune
Incontrare finalmente di persona Claudia, fotografa e amica "virtuale", e scoprire che è stata allieva di Danila Baldo, docente in pensione al Maffeo Vegio di Lodi, vicepresidente di Toponomastica femminile e attivista Snoq, che ha insegnato filosofia a circa tremila studenti nei suoi quarant'anni dedicati all'istruzione.
Una giornata speciale al One Billion Rising di Lodi
Sono felice di dare spazio nel mio blog condividendo alcune delle bellissime foto scattate dalla fotografa Claudia Gallotta. Resteranno qui con noi per quando vorremo ricordare una giornata speciale.
Grazie Claudia!!
Il primo OBR
Ricordo che è stato proprio durante il primo evento targato One Billon Rising del 2013 che è iniziata la mia collaborazione con il comitato Se Non Ora, Quando? Lodi - Snoq Lodi, nato soltanto l'anno precedente.
Eravamo in poche attiviste nel 2013, ed io ero una fotografa molto insicura, ma nel contempo esaltata di poter far parte insieme a delle amiche allora sconosciute di un'esperienza davvero importante contro la violenza di genere.
La fine della violenza di genere
Appuntamento al prossimo One Billion Rising, con la speranza che non avremo più bisogno di manifestare contro la violenza di genere, ma saremo tutte e tutti in piazza per festeggiarne la fine.
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Lodi, 28 gennaio 2024, un corteo pacifista della comunità islamica lodigiana con le associazioni del territorio per chiedere lo stop al genocidio in Palestina.
Il massacro
Ci sono persone che davanti a una tragedia, invece che girarsi dall'altra parte, escono dalle case e provano con i propri mezzi a farsi ascoltare, esprimere solidarietà , rivolgendosi alle vittime del massacro che si sta compiendo in questi mesi in Palestina e a chi dovrebbe far finire tutto questo orrore.
(Dell'attivismo delle donne mussulmane e delle associazioni coinvolte che hanno raccolto aiuti per la popolazione palestinese ne ho scritto anche nell'articolo "Racconto di Natale").
Un corteo partecipato
Partito da Piazza Castello, dove c'è stato un breve presidio in cui erano esposti fantocci di bambini insanguinati, il corteo contro il genocidio a Gaza ha fatto alcune tappe tra le quali una in Viale Dalmazia, Corso Archinti per poi ritornare in Piazza Castello.
Giovani in corteo
Erano tantissime le bambine e i bambini che partecipavano attivamente e che con passione gridavano gli appelli del corteo.
Una enorme bandiera palestinese è stata portata per il tragitto del corteo dalle braccia di un numeroso gruppo di giovani donne, e ragazzi, diventate poi quasi afone per aver gridato con tutta la loro voce la richiesta di pace.
Cessate il fuoco a Gaza
Fine dell'occupazione militare della Palestina
Solidarietà e aiuti umanitari per il popolo palestinese
Restiamo umani
Stop genocidio a Gaza Occhio per occhio il mondo diventa cieco PACE
Un grido per la pace
Dal corteo un grido potente per invocare la pace:
"Siamo tutti palestinesi"
"Cessate il fuoco"
"Liberate Gaza"
"Free Palestine"
"Palestina libera"
"Siamo di fronte a un genocidio"
"Gaza libera"
"Giù le mani dai bambini"
"Palestina terra mia" "Palestina immortale" "Libertà libertà " "Israele criminale"
***
Nel mentre restiamo tutte e tutti in attesa di una risoluzione di questo conflitto, assurdo come ogni conflitto esistente e in mano a persone che non sembrano proprio volerne la fine, e cerchiamo nel nostro piccolo di fare quello che possiamo, che sia anche soltanto gridare a gran voce un appello per la PACE.
Per tenerci informate: Le news live sulla guerra Israele-Hamas su tg24sky.it
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Nelle vie della mia città ha sfilato un gran numero di persone sensibili a questo tema importante, come deve essere il contrasto alla violenza di genere, oggi ancora presente malgrado la sensibilizzazione che viene realizzata in ogni modo possibile, da anni.
L'urlo collettivo contro la violenza
I cori nelle vie di Lodi:
"L’uomo violento non è malato è figlio sano del patriarcato"
"Siamo la luna che cambia le maree, cambieremo il mondo con le nostre idee"
"Al maschio lo diciamo con la resistenza, non si chiama amore la tua violenza"
"Ma che diffamazione? ma che reato? la lotta delle donne distrugge il patriarcato"
"Insieme siam partite insieme torneremo non una non una non una di meno!"
Un dolore vivo
L'emozione ha preso il sopravvento quando in Corso Roma è stata fatta sentire la voce di Elena la sorella di Giulia Cecchettin, vittima di femminicidio solo pochi giorni fa.
Per Giulia BRUCIATE TUTTO
Il seguente video, pubblicato sul canale YouTube di Snoq Lodi, riporta le parole piene di dolore e rabbia di Elena Cecchettin, a pochi giorni dopo il ritrovamento del corpo senza vita della sorella Giulia, 22 anni, vittima di femminicidio da parte dell'ex, che dopo averla uccisa e gettata in un dirupo è fuggito in Germania, poi ritrovato e consegnato alla giustizia italiana.
Sono parole importanti quelle di Elena, che sottolineano quanto sia importante eliminare la cultura patriarcale che permea la società italiana (e non solo) che considera le donne come oggetti di proprietà .
Filippo, l'assassino di Giulia, "non è un mostro ma un figlio sano del patriarcato della nostra società pregna della cultura dello stupro" che fa parte di quegli atteggiamenti che tendono a giustificare e a normalizzare la violenza sessuale subita dalle donne, la colpevolizzazione della vittime e lo slut shaming(in italiano umiliazione da sgualdrina o anche stigma della puttana).
La presa di coscienza
Elena sostiene, con forza, che un peso così importante non può essere caricato esclusivamente sulle spalle delle donne, ma sono gli uomini che devono prenderne coscienza,e che "anche chi non ha mai fatto niente, anche chi non ha mai torto un capello" deve controllare, richiamare gli altri uomini nel momento in cui si accorge che non viene rispettata una donna in quanto donna, e prendendo come esempio il cat calling (no, non sono apprezzamenti galanti!): la molestia maschile (offensiva e minacciosa e insopportabile) che consiste nell'espressione verbale e gestuale di apprezzamento di natura sessuale rivolto in modo esplicito e volgare, a una donna incontrata per strada o in un luogo pubblico.
Proprio gli uomini in prima persona quindi devono essere ostili ai comportamenti sessisti e patriarcali che sono il preludio della violenza e del femminicidio.
Parole costruttive da diffondere, da far ascoltare a uomini e donne, ragazzi e ragazze, che smuovono l'anima e colpiscono direttamente al cuore.
Di Giulia Cecchettin è stato pubblicato un messaggio vocale in cui confidava di non riuscire più a sopportare Filippo e i suoi ricatti, dei suoi sensi di colpa, e della paura che lui potesse uccidersi.
Questo è il messaggio in cui Giulia chiedeva l'aiuto che nessunə ha riconosciuto.
Una frequenza spaventosa
Ifemminicidisono sempre più frequenti, la strage delle donne continua con una frequenza spaventosa, quasi all'ordine del giorno. E in questi anni l'impressione è che non si sia fatto nessun passo in avanti.
Io non ho la soluzione.
Ma insieme ad altre persone posso portare avanti il grido, la richiesta accorata di una svolta da parte delle istituzioni, di chi educa ragazzi e ragazze, delle famiglie.
Posso coinvolgere chi conosco, ragionando, con chi ha la volontà di ascoltare, sul fatto che che è una rivoluzione che bisogna attuare insieme, donne e uomini.
Partecipando a conversazioni sui ruoli di genere e sfidando le caratteristiche tradizionali assegnate a uomini e donne.
Incoraggiando una cultura dell'accettazione e dell'accoglienza.
Ascoltando chi ne sa più di me su questo argomento e chi, in difficoltà , vuole essere ascoltata.
Riconoscendo i segnali di abuso.
Denunciando e invitando a denunciare situazioni a rischio e di violenza effettiva a chi è competente in questo tipo di materia (Forze dell'ordine, Centri antiviolenza, il numero antiviolenza 1522 gratuito 24/24,
Esiste anche l'App 1522 che consente alle donne di chattare con le operatrici.
Il segnale silenzioso per chiedere aiuto contro la violenza, è servito proprio qualche giorno fa a una ragazza per farsi aiutare, in un attimo di distrazione del suo carnefice.
Recentissima la notizia di una ragazza di 23 anni di Erba che è stata ustionata al volto con l'acido dall’ex compagno.
Non vogliamo più sentire storie di nuove violenze contro le donne!!
Fatela finita, ADESSO!
La Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne
"L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha istituito la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne il 17 dicembre 1999 attraverso la risoluzione 54/134. La ricorrenza viene celebrata il 25 novembre di ogni anno. Questa data non è casuale ma segna un brutale assassinio avvenuto nel 1960, nella Repubblica Dominicana, dove le tre sorelle Aida Patria Mercedes, Maria Argentina Minerva, Antonia Maria Teresa Mirabal,considerate rivoluzionarie, vennero prese in un’imboscata da agenti del servizio segreto militare, torturate e uccise. La militanza politica delle tre sorelle Mariposas era iniziata quando Minerva, la più intellettuale delle tre, il 13 ottobre 1949, durante la festa di san Cristobal, organizzata dal dittatore per la società più ricca di Moca e Salcedo, aveva osato sfidarlo apertamente sostenendo le proprie idee politiche".
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