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Dopo undici anni l'orgoglio e l'emozione di fotografare l'evento mondiale contro la violenza di genereOne Billion Rising non si sono affievolite, ma sono diventate ancora più forti.
L'attesa
Vedere l'attesa trepidante di studenti che dopo aver passato i mesi precedenti a prepararsi a ballare, si ritrovano in piazza per il flash mob indossando le magliette donate da One Billion Rising Italia, abiti e accessori di colore nero e rosso ed esibirsi per pochi minuti.
L'impegno in piazza
Oltre che nel ballo le scuole hanno dimostrato il loro impegno portando in piazza Castello i manifesti contro la violenza di genere.
I cioccolatini del rispetto che contengono frasi contro la violenza preparati da studenti dell’Istituto Merli - Villa Igea e distribuiti insieme a piccoli stickers con loghi e slogan sul rispetto e cultura della parità prodotti da studenti del liceo Callisto Piazza.
Stare insieme dedicando tempo e impegno alla riflessione sulla violenza di genere, un grave problema che non è soltanto italiano ma mondiale. (In questa foto Sylvie Kaminsky e Laura De Benedetti)
La presidente delCentro Antiviolenza di Lodi Paola Metalla che auspica che nessuna abbia bisogno di rivolgersi al Centro, ma che se dovessero intuire una qualsiasi situazione di violenza saranno accolte da professioniste, nel completo anonimato.
Insieme per un obiettivo comune
Incontrare finalmente di persona Claudia, fotografa e amica "virtuale", e scoprire che è stata allieva di Danila Baldo, docente in pensione al Maffeo Vegio di Lodi, vicepresidente di Toponomastica femminile e attivista Snoq, che ha insegnato filosofia a circa tremila studenti nei suoi quarant'anni dedicati all'istruzione.
Una giornata speciale al One Billion Rising di Lodi
Sono felice di dare spazio nel mio blog condividendo alcune delle bellissime foto scattate dalla fotografa Claudia Gallotta. Resteranno qui con noi per quando vorremo ricordare una giornata speciale.
Grazie Claudia!!
Il primo OBR
Ricordo che è stato proprio durante il primo evento targato One Billon Rising del 2013 che è iniziata la mia collaborazione con il comitato Se Non Ora, Quando? Lodi - Snoq Lodi, nato soltanto l'anno precedente.
Eravamo in poche attiviste nel 2013, ed io ero una fotografa molto insicura, ma nel contempo esaltata di poter far parte insieme a delle amiche allora sconosciute di un'esperienza davvero importante contro la violenza di genere.
La fine della violenza di genere
Appuntamento al prossimo One Billion Rising, con la speranza che non avremo più bisogno di manifestare contro la violenza di genere, ma saremo tutte e tutti in piazza per festeggiarne la fine.
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Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001
Nelle vie della mia città ha sfilato un gran numero di persone sensibili a questo tema importante, come deve essere il contrasto alla violenza di genere, oggi ancora presente malgrado la sensibilizzazione che viene realizzata in ogni modo possibile, da anni.
L'urlo collettivo contro la violenza
I cori nelle vie di Lodi:
"L’uomo violento non è malato è figlio sano del patriarcato"
"Siamo la luna che cambia le maree, cambieremo il mondo con le nostre idee"
"Al maschio lo diciamo con la resistenza, non si chiama amore la tua violenza"
"Ma che diffamazione? ma che reato? la lotta delle donne distrugge il patriarcato"
"Insieme siam partite insieme torneremo non una non una non una di meno!"
Un dolore vivo
L'emozione ha preso il sopravvento quando in Corso Roma è stata fatta sentire la voce di Elena la sorella di Giulia Cecchettin, vittima di femminicidio solo pochi giorni fa.
Per Giulia BRUCIATE TUTTO
Il seguente video, pubblicato sul canale YouTube di Snoq Lodi, riporta le parole piene di dolore e rabbia di Elena Cecchettin, a pochi giorni dopo il ritrovamento del corpo senza vita della sorella Giulia, 22 anni, vittima di femminicidio da parte dell'ex, che dopo averla uccisa e gettata in un dirupo è fuggito in Germania, poi ritrovato e consegnato alla giustizia italiana.
Sono parole importanti quelle di Elena, che sottolineano quanto sia importante eliminare la cultura patriarcale che permea la società italiana (e non solo) che considera le donne come oggetti di proprietà .
Filippo, l'assassino di Giulia, "non è un mostro ma un figlio sano del patriarcato della nostra società pregna della cultura dello stupro" che fa parte di quegli atteggiamenti che tendono a giustificare e a normalizzare la violenza sessuale subita dalle donne, la colpevolizzazione della vittime e lo slut shaming(in italiano umiliazione da sgualdrina o anche stigma della puttana).
La presa di coscienza
Elena sostiene, con forza, che un peso così importante non può essere caricato esclusivamente sulle spalle delle donne, ma sono gli uomini che devono prenderne coscienza,e che "anche chi non ha mai fatto niente, anche chi non ha mai torto un capello" deve controllare, richiamare gli altri uomini nel momento in cui si accorge che non viene rispettata una donna in quanto donna, e prendendo come esempio il cat calling (no, non sono apprezzamenti galanti!): la molestia maschile (offensiva e minacciosa e insopportabile) che consiste nell'espressione verbale e gestuale di apprezzamento di natura sessuale rivolto in modo esplicito e volgare, a una donna incontrata per strada o in un luogo pubblico.
Proprio gli uomini in prima persona quindi devono essere ostili ai comportamenti sessisti e patriarcali che sono il preludio della violenza e del femminicidio.
Parole costruttive da diffondere, da far ascoltare a uomini e donne, ragazzi e ragazze, che smuovono l'anima e colpiscono direttamente al cuore.
Di Giulia Cecchettin è stato pubblicato un messaggio vocale in cui confidava di non riuscire più a sopportare Filippo e i suoi ricatti, dei suoi sensi di colpa, e della paura che lui potesse uccidersi.
Questo è il messaggio in cui Giulia chiedeva l'aiuto che nessunə ha riconosciuto.
Una frequenza spaventosa
Ifemminicidisono sempre più frequenti, la strage delle donne continua con una frequenza spaventosa, quasi all'ordine del giorno. E in questi anni l'impressione è che non si sia fatto nessun passo in avanti.
Io non ho la soluzione.
Ma insieme ad altre persone posso portare avanti il grido, la richiesta accorata di una svolta da parte delle istituzioni, di chi educa ragazzi e ragazze, delle famiglie.
Posso coinvolgere chi conosco, ragionando, con chi ha la volontà di ascoltare, sul fatto che che è una rivoluzione che bisogna attuare insieme, donne e uomini.
Partecipando a conversazioni sui ruoli di genere e sfidando le caratteristiche tradizionali assegnate a uomini e donne.
Incoraggiando una cultura dell'accettazione e dell'accoglienza.
Ascoltando chi ne sa più di me su questo argomento e chi, in difficoltà , vuole essere ascoltata.
Riconoscendo i segnali di abuso.
Denunciando e invitando a denunciare situazioni a rischio e di violenza effettiva a chi è competente in questo tipo di materia (Forze dell'ordine, Centri antiviolenza, il numero antiviolenza 1522 gratuito 24/24,
Esiste anche l'App 1522 che consente alle donne di chattare con le operatrici.
Il segnale silenzioso per chiedere aiuto contro la violenza, è servito proprio qualche giorno fa a una ragazza per farsi aiutare, in un attimo di distrazione del suo carnefice.
Recentissima la notizia di una ragazza di 23 anni di Erba che è stata ustionata al volto con l'acido dall’ex compagno.
Non vogliamo più sentire storie di nuove violenze contro le donne!!
Fatela finita, ADESSO!
La Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne
"L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha istituito la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne il 17 dicembre 1999 attraverso la risoluzione 54/134. La ricorrenza viene celebrata il 25 novembre di ogni anno. Questa data non è casuale ma segna un brutale assassinio avvenuto nel 1960, nella Repubblica Dominicana, dove le tre sorelle Aida Patria Mercedes, Maria Argentina Minerva, Antonia Maria Teresa Mirabal,considerate rivoluzionarie, vennero prese in un’imboscata da agenti del servizio segreto militare, torturate e uccise. La militanza politica delle tre sorelle Mariposas era iniziata quando Minerva, la più intellettuale delle tre, il 13 ottobre 1949, durante la festa di san Cristobal, organizzata dal dittatore per la società più ricca di Moca e Salcedo, aveva osato sfidarlo apertamente sostenendo le proprie idee politiche".
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Nel mese di novembre 2023 ho avuto l'importante opportunità di poter documentare le tre date dell'intitolazione di luoghi di Lodi a Donne che hanno fatto la storia.
Tutto questo è stato possibile grazie alla partecipazione e all'impegno di alcune scuole di Lodi al concorso dell'associazione Toponomastica femminile Sulle vie della parità 'Donne resistenti e resilienti di ieri, di oggi e di tutti i tempi' che prevede approfondimenti e ricerche nelle classi su figure femminili importanti e la richiesta di intitolazione di una strada o di un luogo nel proprio comune, per colmare il gap di genere sulle intitolazioni nelle città italiane.
10 Novembre, Rotatoria Aletta Jacobs
Una rotatoria intitolata alla prima donna a laureata in medicina nel suo paese e una delle prime protagoniste del movimento femminista olandese
Aletta Henriëtte Jacobs attivista per i diritti delle donne. (1854 - 1929)
Un viale intitolato alla lodigiana Luigia Mazzini Folli (1897-1985), partigiana e deportata politica sopravvissuta al lager di Ravensbruck, in Germania, numero di matricola 77351.
La nipote di Luigia, Marinella Folli, presente all'intitolazione con il fratello Massimo, ha raccontato vari episodi della nonna “atea e comunista”, dal carattere forte.
Coraggiosa e generosa
Luigia nascondeva i fuggiaschi dai fascisti, fino a quando non fu tradita da una spia e imprigionata nel campo di concentramento di Ravensbrück.
(Qui la trascrizione di Alice Vergnaghi dell'intervista di Ercole Ongaro a Luigia Mazzini Folli nel 1976)
Le classi dell'Istituto Cazzulani di Lodi si sono servite delle documentazioni fornite dall’Ilsreco (Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea) e delle informazioni date dalla famiglia Mazzini Folli per realizzare un originale Video-Incontro, in cui, passeggiando per le vie centrali di Lodi, due studenti fanno domande e discorrono tranquillamente con Luigia Mazzini Folli...
Troverai il cartello che indica "Via Luigia Mazzini Folli" nel Parco Isola Bella, si tratta del viale sterrato che porta sulle sponde dell'Adda, in fondo al parcheggio dell'Ospedale Maggiore di Lodi di via Massena, luogo in cui spesso le famiglie passeggiano e portano bambini e bambine a giocare.
Ho fatto la richiesta e sono in attesa dell'approvazione di Google Maps per l'indicazione a Via Luigia Mazzini Folli...
18 novembre, Parco Maria Montessori
Un parco di Lodi intitolato alla scienziata e
pedagogista Maria Montessori. In Zona Revellino, Via Arisi.
Maria Tecla Artemisia Montessori, internazionalmente conosciuta come Maria Montessori è nota per il metodo educativo che prende il suo nome, adottato in migliaia di
scuole in tutto il mondo.
"Quando Maria Montessori fondò la
prima “Casa dei Bambini” nel 1907 a San Lorenzo in Roma eragià nota in Italiaper essere stata una
delle prime donne laureate in medicina in Italia, per le suelotte femministe
(grande clamore suscitò in Europail suo intervento al
Congresso femminile di Berlino: 1896, lo stesso anno in cui si
laurea) e per il suo impegno sociale e scientifico a favore di
bambine e bambini fragili..."
Presenti la Vicesindaca del Comune di Lodi Laura Tagliaferri, esponenti di Toponomastica femminile, Snoq Lodi, Rumorosse, Purple Square Lodi, insegnanti e famiglie della zona Revellino.
Per approfondire:
Il gap di genere nelle intitolazioni di
strade, luoghi ed edifici è un problema noto in molti paesi, compresa
l'Italia. Tradizionalmente, molte strade e luoghi vengono intitolati
utilizzando nomi di uomini illustri, spesso trascurando le donne
altrettanto importanti, come scienziate, artiste e figure
storiche che hanno contribuito in modo significativo alla società .
Questo riflette spesso una storia di discriminazione di genere e una mancanza
di rappresentatività delle donne nella toponomastica. All'estero, paesi
come il Regno Unito, la Svezia e gli Stati Uniti hanno anche affrontato
questo problema, cercando di garantire che le intitolazioni siano più
rappresentative di entrambi i generi. Questi sforzi contribuiscono a
riconoscere il contributo delle donne alla società e a promuovere
l'uguaglianza di genere.
Le intitolazioni in Italia
La statistica di Toponomastica femminile
sulle intitolazioni a donne rispetto agli uomini, con solo il 3-5% delle
strade intitolate a donne, sottolinea l'urgente necessità di affrontare
questa disparità di genere. Le iniziative educative, culturali e di
ricerca promosse da Tf sono essenziali per sensibilizzare la società su
questo problema e incoraggiare un cambiamento positivo.
L'articolo di Monica Rossi sulla rivista online Vitamine Vaganti per cui ho realizzato reportage fotografico e locandina, per le intitolazioni di novembre a Lodi:
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