sabato 27 gennaio 2024

Lucrezia Lante della Rovere: tra Palcoscenico e Verità | LoSguardoDiGiulia

Lucrezia Lante della Rovere: tra Palcoscenico e Verità

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Lucrezia Lante della Rovere, famosa attrice di talento, in un evento organizzato da Soroptimist Lodi del 27 gennaio 2024, ha raccontato la sua storia, quella della sua famiglia, e quella della predominante figura eccentrica della madre, Marina Ripa Di Meana, scritta nel libro "Apnea".


La resilienza


Una riflessione, quella di Lucrezia, sulla resilienza e sull'importanza di emergere da momenti di apnea  (questa la descrizione che ha dato della mancanza di respiro che provava e causata dall'ansia), del tentativo di rimanere visibile nonostante le sfide, e soprattutto di imparare a perdonare chi l'ha messa all'angolo, anche se in questo caso si tratta della propria madre. 


Un racconto inedito


Ciò che rende Lucrezia affascinante è, oltre la bellezza e il talento artistico, la simpatia, e soprattutto l'autoironia. 


Divertente il racconto (che non si trova nel libro) dei gusti oltremodo diversi di Lucrezia e Marina, del viaggio che avrebbe voluto fare con sua madre in Islanda e di quando sua madre le ha rivelato all'ultimo di averne venduto i diritti alla rivista Panorama. 

Tempi comici perfetti!









Il rapporto con il lavoro, come rifugio, giustificazione. 

(Michela Sfondrini)

Lucrezia ha raccontato delle sollecitazioni che le rivolgeva la madre per spronarla a trovare un lavoro, uno qualsiasi, purché facesse qualcosa, "mettiti un carciofo in testa ma fai qualcosa!"

Lucrezia, da adolescente, sentiva la necessità di andarsene da casa, trovare qualcosa da fare che fosse tutto suo, per essere indipendente, per poter fare ciò che voleva. Avrebbe voluto aiutare il padre, che ha descritto come un uomo fragile, alto, autorevole, chiuso, severo, e che aveva non pochi problemi con l'alcol.

Una brava attrice

Lucrezia ha dimostrato la sua bravura attoriale leggendo alcuni brani del suo libro, oltre che nel racconto della sua esperienza con il regista Mario Monicelli, di come l'avesse spronata nella professione di attrice (ha raccontato l'episodio del pranzo in cui Monicelli le faceva leggere con chiara e alta voce l'elenco del menu dall'altro capo del tavolo, facendo in modo che lei potesse capire come essere attrice e dandole sicurezza) durante le riprese del film "Speriamo che sia femmina".


Il pregiudizio

Il racconto di Lucrezia Lante della Rovere mi ha colpita per la sua autenticità, e mi ha regalato una prospettiva reale e coinvolgente di una persona che può essere facilmente vittima di pregiudizio, per le origini nobili, per l'apparente agio dell'ambiente in cui è vissuta, ma che ha avuto il coraggio di esporsi nella sua fragilità di bambina e adolescente, in cui forse qualcuna di noi può rispecchiarsi con il giusto grado di empatia, sentimento umano che mi capita di trovare sempre più raramente. 



Riaffiorano ricordi

A tratti, le parole di Lucrezia, mi hanno ricordato una lettura di tanti anni fa, ambientata nella Torino dei primi anni del 1900: nel libro "Vestivamo alla marinara", autobiografia di Susanna Agnelli, è narrata la storia di lei bambina e adolescente, della sua nota famiglia, e del mondo non poi così dorato in cui ha vissuto

Penso che lo rileggerò presto.

Una biografia

«La foto del matrimonio dei miei genitori è un colpo al cuore. Tutto ha avuto inizio quel giorno. 10 giugno 1964. Dovrei cominciare proprio da lì se avessi il coraggio di scrivere di me.» Per chi non la conosce personalmente, Lucrezia è un'attrice, una donna bellissima, la figlia della scandalosa Marina Ripa di Meana e del blasonato Alessandro Lante della Rovere. Nata nell'agio e sotto una buona stella. Una donna cui sembra che la vita abbia regalato tutto. Invece se si entra nelle pieghe della sua storia, si scopre un'infanzia difficile dominata da una madre "a piede libero" e un padre ingoiato dai suoi demoni: Lucrezia cresce spostata come una pedina da una casa all'altra e inizia a fare la modella, quasi per gioco. Le apre le porte del cinema il grande Mario Monicelli a soli 19 anni e poi prende vita una carriera dettata dall'istinto e dal coraggio. Una giostra professionale che scivola dal cinema, al teatro, alla televisione. Le nascono due gemelle quando ha appena vent'anni, mentre una madre iperbolica e irrinunciabile segue i suoi passi e la sua vita sentimentale è costellata da grandi amori, passioni, abbandoni e ripartite. 

Lucrezia ascolta sempre e solo il suo cuore, anche quando incontra Arturo, un bracco italiano che diventa il suo centro. Questo libro è un viaggio emozionante, pieno di ironia, segnato dai colpi di scena che offre il destino. Una storia intima e commovente che si legge tutta d'un fiato, perché la voce di Lucrezia Lante della Rovere è sincera, luminosa e piena di grazia. Desideri, sogni, interrogativi si susseguono fino alla fine. La grande avventura di una donna che ha vissuto in apnea, inseguendo il respiro, in cerca di quel senso che ci accomuna tutti, e tutte. 




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