sabato 16 novembre 2024

Francesca Cabrini: un'eroina femminista

Francesca Cabrini: un'eroina femminista 

Ho partecipato alla proiezione del film "Francesca Cabrini" spinta dal desiderio di scoprire la storia di questa donna straordinaria, lodigiana come me, che, nonostante la salute fragile e le innumerevoli difficoltà incontrate, è riuscita a costruire un sistema di aiuto per le persone più vulnerabili. La sua determinazione e il suo coraggio, trasformati in un esempio senza tempo, mi hanno toccato profondamente.


Il film "Francesca Cabrini", diretto con maestria da Alejandro Monteverde, regala un ritratto intenso e ispirante di una donna capace di sfidare non solo le difficoltà personali, come la malattia, ma anche una società e un ambiente ostili alle sue idee progressiste. Cristiana Dell'Anna, che interpreta Madre Francesca Cabrini con grande sensibilità e forza espressiva, dà vita a una figura intraprendente, mai limitata dai vincoli del suo tempo. Con uno spirito innegabilmente femminista, Cabrini non si arrende mai davanti agli ostacoli politici, finanziari, patriarcali e religiosi che la circondano, mostrando sempre uno sguardo proiettato verso un futuro più giusto e solidale.

"Resta al tuo posto"

La frase che risuona ripetutamente nelle orecchie di Cabrini è “resta al tuo posto”. Questa imposizione sociale e culturale, anziché scoraggiarla, alimenta in lei un desiderio ancora più forte di lottare per le proprie convinzioni. Per Francesca "il mondo è troppo piccolo per quello che intende fare", e la sua determinazione cresce proprio in risposta a chi tenta di limitarla.  Questo conflitto si riflette in tutto il film, accentuando il messaggio di emancipazione che la sua figura rappresenta.


Un cast importante 

Oltre a Dell'Anna, il film può contare su interpretazioni memorabili di Giancarlo Giannini, che interpreta il Papa, e di Romana Maggiora Vergano (interprete di Marcella in "C'è ancora domani"), che dà vita a una prostituta dal passato difficile, ma che sceglie di unirsi a Cabrini nella sua missione per aiutare bambini e bambine orfane, portando ulteriore umanità alla storia.

"Se la faccio diventare capo di una missione oltre oceano, tutta la chiesa la riterrebbe prova evidente di cosa le donne possono o non possono fare..."

Il coraggio di agire 

Attori celebri come John Lithgow e David Morse completano il cast, rendendo ancora più drammatico il contesto in cui Madre Cabrini si muove. Il film non esalta solo la fede incrollabile della protagonista, ma soprattutto il suo coraggio di agire in ambienti difficili che le remano contro in quanto donna in un ambiente di potere maschile, donna italiana in un'epoca in cui l'emigrazione dall'Italia in America era osteggiata e denigrata, oltre che religiosa, evidenziando quanto fossero rari e forti i suoi ideali in un’epoca in cui la donna era relegata a ruoli marginali.


Un esempio di fiducia 

In un tempo come il nostro in cui l’ottimismo spesso sembra vacillare, Francesca Cabrini ci offre una figura luminosa e positiva, che ispira tutti e tutte a superare le proprie sfide con visione e tenacia. Un film che lascia un segno, con una regia attenta e un cast eccezionale che riesce a trasmettere pienamente la complessità e la grandezza di questa straordinaria figura storica.

La fotografia 


Inoltre, ho apprezzato particolarmente la fotografia di questo film: in ogni scena è evidente la scelta accurata delle luci e delle ombre, mentre le inquadrature sono state calibrate con una cura quasi maniacale. Il risultato è eccellente.


Le origini lodigiane 

Nata a Sant'Angelo Lodigiano nel 1850, Francesca Saveria Cabrini appartiene a una realtà rurale e semplice della Lombardia. Sin da giovane dimostra una tenacia e un desiderio di dedicarsi alle altre persone. Nonostante le modeste origini, Cabrini costruisce una vita straordinaria, portando nel suo percorso la genuinità e la forza tipiche della sua terra natale. Questi tratti non solo l'accompagnano nelle sue opere, ma diventano un simbolo del suo spirito di servizio e della sua incrollabile missione di aiutare le persone più deboli, anche oltre oceano. 


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sabato 9 novembre 2024

Grace Robertson, pioniera della fotografia femminile

Grace Robertson, pioniera della fotografia femminile

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Grace Robertson, nata nel 1930 a Manchester, fu una delle voci femminili più influenti nella fotografia britannica del dopoguerra. In un’epoca in cui la fotografia professionale era dominata da uomini, Robertson riuscì a distinguersi grazie alla sua capacità di raccontare la vita quotidiana delle donne comuni, esprimendo una sensibilità che spesso mancava nei colleghi maschi. 

Cresciuta in una famiglia di giornalisti e guidata dal padre, anch’egli impiegato al Picture Post, Robertson sviluppò un interesse per il fotogiornalismo, ma si scontrò subito con i pregiudizi di genere, che la costrinsero inizialmente a pubblicare i suoi lavori sotto lo pseudonimo maschile 'Dick Muir'

domenica 27 ottobre 2024

Grete Stern, tra surrealismo e analisi interiore 

Grete Stern, tra surrealismo e analisi interiore 

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Grete Stern è stata una fotografa tedesca naturalizzata argentina, una figura fondamentale nella storia della fotografia, soprattutto per il suo contributo al surrealismo e per la sua analisi profonda della condizione femminile. 


La sua produzione è spesso ricordata per la serie 'Sueños' (Sogni), un progetto innovativo che affrontava la psicologia dei sogni in modo rivoluzionario.


mercoledì 16 ottobre 2024

Thérèse Bonney, Fotografa e testimone del modernismo tra le Guerre

Thérèse Bonney, Fotografa e testimone del modernismo tra le Guerre 

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Proseguendo la mia ricerca sulle fotografe di guerra, mi sono imbattuta sulla figura di Thérèse Bonney, che ha passato gran parte della sua vita a documentare con le sue immagini la storia di persone e luoghi in varie parti d'Europa prima e durante la seconda guerra mondiale oltre che scattare ritratti di noti artisti, artiste e designer mentre viveva a Parigi.  Nella sua lunga carriera ha documentato inoltre la sua la vita, la sua storia familiare e i suoi interessi collezionistici. Questa, in breve, la sua storia.

La Formazione 

Thérèse Bonney è nata negli Stati Uniti, crescendo a New York e in California. Dopo aver frequentato l'Università della California, si è laureata in lingue romanze e ha proseguito i suoi studi a Harvard, dove ha conseguito un master. Successivamente, ha trascorso un breve periodo alla Columbia University di New York City, prima di trasferirsi a Parigi per completare il dottorato in lettere alla Sorbona nel 1921. 



Carriera fotografica e giornalistica 

Dopo aver completato il dottorato, Bonney ha iniziato una brillante carriera come giornalista e fotografa in Francia. Nel 1923 ha fondato la prima agenzia fotografica americana in Europa, specializzandosi in architettura e design, due delle sue grandi passioni. Gli archivi che ha creato in quegli anni sono unici e documentano il lavoro di alcuni dei più importanti creatori del tempo, come René Herbst, Jean Dunand, René Prou, Paul Poiret, Jacques-Émile Ruhlmann, Pierre Chareau, Eileen Gray e Jean Puiforcat

Le sue fotografie sono una testimonianza del movimento moderno a Parigi tra le due guerre, mostrando architetture, decorazioni di interni, moda, pubblicità e arte grafica. Tra i progetti più noti che ha documentato, spiccano la villa di Robert Mallet-Stevens a Hyères e la residenza parigina dei Noailles, decorata da Jean-Michel Frank. 


Successi internazionali 

Le fotografie di Thérèse Bonney hanno avuto grande risonanza, specialmente negli Stati Uniti, dove sono state pubblicate nelle principali riviste, celebrando la Ville Lumière e il suo contributo all'estetica moderna. 

Nel 1919, Bonney ha fondato la filiale europea dell'American Red Cross Correspondence Exchange. Negli anni '30 ha accumulato una collezione fotografica impressionante e ha organizzato diverse mostre per esporla. In quel periodo ha creato il Bonney Service, un servizio stampa che forniva illustrazioni a giornali e riviste in 33 paesi. 


La Maison Française 

Nel 1935, Bonney si è trasferita a New York City per diventare direttrice della Maison Française, una galleria presso il Rockefeller Center dedicata a migliorare la comprensione culturale tra Francia e Stati Uniti. Qui ha continuato a esplorare il mondo della fotografia, pubblicando nel 1938 una serie di immagini inedite del Vaticano per la rivista Life, che in seguito divennero un libro nel 1939. 

Fotoreporter di guerra 

Nel novembre 1939, Thérèse Bonney si è recata in Finlandia per documentare i preparativi delle Olimpiadi del 1940, che non si tennero a causa dell'invasione russa. Bonney divenne l'unica fotoreporter presente durante l'invasione, e nel maggio 1940, mentre si trovava in Francia, fu l'unica giornalista straniera a documentare la battaglia tra le forze francesi e tedesche sul fiume Mosa. 

Le sue fotografie di guerra furono esposte alla Library of Congress e in diverse sedi negli Stati Uniti, evidenziando l'impatto umano del conflitto. 

Europe's Children 

Nel 1941, Bonney viaggiò nuovamente in tutta Europa, catturando le immagini dei bambini colpiti dalla guerra. Queste foto furono pubblicate nel libro Europe's Children (1943), un ritratto toccante degli effetti devastanti della guerra sui più piccoli. Nel 1944, le fotografie della sua prima mostra personale furono anch'esse raccolte in un libro. 

Il dopoguerra 

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Thérèse Bonney tornò a vivere in Francia, dove continuò a fotografare e a scrivere. Collaborò con Le Figaro e tradusse diverse opere teatrali francesi per il palcoscenico di Broadway, continuando a contribuire alla scena culturale internazionale fino alla fine della sua vita.

Curiosità

Anche Thérèse Bonney, come Lee Miller aveva un grande amore per la cucina, in particolare per il formaggio. Non posso fare a meno di immaginare cosa avrebbero inventato insieme due cuoche così appassionate e così uniche!


Fonti: 

Thérèse Bonney - American photographer 

Finding Aid to the Thérèse Bonney Photograph Collection circa 1850-circa 1955 

Lisa Schlansker Kolosek

L'invention du chic: Thérèse Bonnet et le Paris moderne


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lunedì 7 ottobre 2024

Oltre la zona di comfort, il mio primo portfolio fotografico

Oltre la zona di comfort, il mio primo portfolio fotografico 

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5 ottobre - Il giorno prima 

"Sono pazza. Chi me lo ha fatto fare? Potevo starmene tranquilla a pubblicare le mie foto sul blog e sui social, come sempre. Insomma, restare comoda nella mia zona di comfort". 


Ma no, ho sentito il bisogno di fare un passo avanti. Di mettermi alla prova, di confrontarmi con chi ha più esperienza in campo fotografico, chi mi possa aiutare a migliorare attraverso una delle mie più grandi passioni: la fotografia.

Voglio scoprire cosa so fare, quanto è chiaro il messaggio che cerco di comunicare e, soprattutto, se riesco davvero a trasmettere emozioni con i miei scatti. 



Quando ho saputo dell'opportunità di una lettura portfolio fotografica a Lodi, non ho esitato. Ho subito controllato l’elenco di  professionisti e professioniste disponibili per le letture, nell’ambito del Festival della Fotografia Etica, che si tiene nelle sale della biblioteca Laudense. 

Una piacevole sorpresa 

Sara Munari! La conosco bene, è un’eccellente fotografa e insegnante, ho seguito i suoi lavori con grande interesse. È una creatrice brillante, capace di giocare con il mezzo fotografico, ed è anche autrice di diversi libri che ho letto con grande curiosità. Non vedevo l’ora di conoscerla, di condividere con lei il mio punto di vista sulla fotografia e, magari, di ricevere qualche prezioso consiglio. Avevamo a disposizione venti minuti, e devo sfruttarli al meglio. 

Ho tanti progetti in mente per le mie prossime mostre, così ho deciso di prenotare due letture. Ho scelto la fotografa Renza Grossi:  dopo aver fatto delle ricerche su di lei ho scoperto che il suo approccio concettuale e schematico alla fotografia è affascinante, ero sicura che potevo imparare molto dalla sua esperienza. 

Mi sono preparata 

Ho studiato quindi con attenzione come si presenta un portfolio. Ne ho parlato con il gruppo fotografico FIAF di cui faccio parte, che mi ha messo in guardia sulla (presunta) severità di Sara Munari. Mi hanno avvisato che non è facile presentare il proprio lavoro se non si è completamente sicure delle proprie capacità. Ma se non ci provo non lo saprò mai, quindi avanti Giulia, a testa bassa...

Ho anche mostrato una parte delle foto che avevo scelto per il portafoglio al gruppo FIAF, sono stata rassicurata della loro validità, con alcune perplessità sulla storia che volevo raccontare. 

E poi, all'ultimo momento, ho deciso di stampare altre foto su un argomento completamente diverso. Perché non riesco a focalizzarmi su un solo tema, i miei interessi sono tanti! Alla fine, però, ho scelto quello che sento più vicino in questo periodo: il racconto di eventi, manifestazioni, storie che ho fotografato. Tra queste, la Colla castellera e il corteo per la Palestina a Lodi. 

Inoltre, ho preparato un piccolo progetto su Ettore Archinti, un uomo importante per la storia di Lodi, e non solo, a cui tengo molto. Ho realizzato due cartelline distinte per i progetti, ciascuno accompagnato dalla relativa descrizione. 

Il giorno prima della lettura, sono andata a curiosare nella sala della biblioteca. Un grande stanzone con tavoli su cui disporre le stampe: il palcoscenico per il giorno dopo. 

6 ottobre - Sono fiera di me 

Puntuale, mi sono presentata alla reception per la lettura dei portfolio. Davanti a me c’era proprio Sara Munari. Ci siamo salutate.  

Ansia. 

Ho disposto due dei miei progetti sul grande tavolo. Mi sono sentita come una ragazzina tornata a scuola. Ma, a differenza di allora, ora le parole escono, spesso troppe, tutte insieme. Non sempre a proposito. 

Il colloquio con Sara Munari è stato estremamente illuminante. Mi ha ascoltata con attenzione, mi ha fatto domande su uno dei generi che amo di più: la fotografia documentaristica. I suoi consigli sono stati preziosi e mi hanno dato nuove idee per i progetti che ho in mente. 

E sì, poi, con la mia consueta "faccia di tolla", le ho chiesto anche una dedica sul suo libro! 




Renza Grossi 

Conoscevo solo in parte Renza Grossi, ed è stata una piacevole sorpresa. Le ho presentato il mio progetto su Archinti, che forse in futuro diverrà una mostra, e lei mi ha suggerito una sequenza con impronta 'cinematografica' per la disposizione delle foto che ho trovato davvero affascinante e che adotterò sicuramente. 

Dopo le letture, sono rimasta a curiosare tra i portfolio degli altri partecipanti. Ho visto progetti molto elaborati e altri più semplici, foto in vari formati, a colori e in bianco e nero. Ed è stato tutto estremamente interessante. 


Il mio consiglio? 

A chiunque abbia la capacità di raccontare una storia attraverso le proprie immagini, consiglio vivamente di iscriversi a una lettura portfolio. È un'esperienza coinvolgente, istruttiva e gratificante. 

E, come ho detto a Sara e Renza, che ringrazio di cuore per il tempo che mi hanno dedicato, penso proprio che ripeterò l’esperienza, con più consapevolezza.

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martedì 1 ottobre 2024

Gerda Taro, la fotografia come rivoluzione

Gerda Taro, la fotografia come rivoluzione

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Gerda Taro è una figura che ha lasciato un segno profondo nella storia del fotogiornalismo, soprattutto per il suo lavoro durante la Guerra Civile Spagnola. Nata Gerta Pohorylle a Stoccarda da genitori tedeschi nel 1911, era una giovane donna che già da subito si trovò a fronteggiare l’ombra del nazismo, essendo di origine ebraica polacca. Quando si trasferì a Parigi per sfuggire alle persecuzioni, trovò un nuovo inizio, e anche la sua vera identità, cambiando il suo nome in Gerda Taro.





L'incontro con Robert Capa

A Parigi, il destino la fece incontrare Robert Capa, e tra loro nacque non solo un amore appassionato, ma anche un sodalizio professionale straordinario. Insieme, affrontarono il rischio e l’adrenalina del fronte, documentando uno dei conflitti più drammatici del loro tempo. Ciò che rende Gerda speciale è il suo coraggio: non si limitava a osservare da lontano, ma si avvicinava al cuore della battaglia, determinata a raccontare la verità con la sua macchina fotografica.


Una vita intensa

Anche se per molto tempo molte delle sue fotografie furono attribuite a Capa, oggi il suo talento viene riconosciuto a pieno titolo. Gerda Taro è stata una pioniera del fotogiornalismo di guerra e una donna che ha vissuto intensamente, combattendo per quello in cui credeva e lasciando un’eredità che continua a ispirare. 
Taro fu una delle prime fotoreporter di guerra, ha documentato coraggiosamente i momenti più intensi della guerra civile spagnola, soprattutto tra il 1936 e il 1937. I suoi lavori, spesso pubblicati su giornali progressisti come Ce Soir, si sono distinti per la loro intimità e vicinanza emotiva ai soggetti. Una delle sue immagini più celebri ritrae la controffensiva repubblicana nella battaglia di Brunete, dove fu l'unica fotografa a catturare il ritiro delle forze nazionaliste, dimostrando la sua straordinaria capacità di trovarsi in prima linea.



Gerda Taro morì a soli 26 anniil 26 luglio 1937, durante la ritirata delle truppe repubblicane vicino Madrid durante la battaglia di Brunete quando un carro armato repubblicano la investì. 

Il suo impatto nel mondo della fotografia è rimasto indelebile. Oggi alcune delle sue fotografie sono conservate in collezioni come quella dell'International Center of Photography (ICP) a New York, mentre città come Madrid e Parigi hanno onorato la sua memoria intitolandole strade.


La sua tomba a Parigi giace dimenticata nella zona del Père-Lachaise dedicata ai rivoluzionari e alla Resistenza, vicino al Mur des Federés.

Gerdaphoto è l'associazione culturale inaugurata a Roma il 27 giugno 2007 (il sito dell'associazione www.gerdaphoto.it non è più raggiungibile, purtroppo), dedicata al lavoro delle fotografe e allo studio della rappresentazione delle donne nella fotografia contemporanea. Un punto d’incontro e di scambio sulla fotografia, intesa come strumento di espressione artistica, di investigazione e di ricerca. La scelta di mettere al mondo questa associazione deriva in parte dalla vicinanza al lavoro di Gerda Taro e alla sua visione della fotografia come attivismo e impegno politico.


Robert Capa © International Center of Photography 1937
SPAIN. Gerda TARO with stone inscribed “PC”. 1936.



Per approfondire:

Biografia: Gerda Taro. Una fotografa rivoluzionaria nella guerra civile spagnola Di Irme Schaber. 

Romanzo: La ragazza con la Leica (Vincitore Premio Strega 2018)

La storia e la vita a fumetti Gerda Taro di Sara Vivan (2019)

Su RaiPlay: Sulle orme di Gerda Taro


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domenica 22 settembre 2024

Giornata mondiale dell'Alzheimer

Giornata mondiale dell'Alzheimer

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Ogni anno, il 21 settembre celebriamo la Giornata Mondiale dell'Alzheimer, istituita nel 1994. Questa malattia devastante colpisce oltre un milione di persone in Italia, compromettendo memoria, identità e il legame con il mondo che li circonda.

La demenza senile e l'Alzheimer non sono solo malattie che rubano i ricordi, ma condizioni che spezzano l'anima di chi ne soffre.


⚽🎳Giochi senza età 2024🎳⚽

A Lodi, in questa giornata così speciale, è stato organizzato il primo evento psicomotorio della città per persone fragili di ogni età. 






Nel cortile del Circolo Archinti in Viale Pavia, gruppi di persone anziane provenienti dalla casa di riposo di Codogno hanno preso parte alla prima edizione di Lodi dei Giochi senza Età 2024, vivendo momenti di autentica gioia, condividendo sorrisi e emozioni, creando un’atmosfera di complicità e affetto. 

Tutto questo è stato possibile grazie alle tante figure professionali che hanno organizzato l'iniziativa che, ogni giorno con il loro impegno lavorativo, offrono calore umano, leggono i bisogni nascosti, prestano attenzione ai minimi segnali che rivelano un cambiamento, mantenendo viva la qualità della vita anche quando tutto sembra scivolare via.


Risvegliare ricordi

Queste figure professionali, operatrici sociali e sanitarie, animatrici, educatrici, volontarie, psicologhe e psicologi che fiancheggiano la famiglia e caregiver, si impegnano per rallentare il declino mentale delle persone che assistono non solo fornendo assistenza per le necessità quotidiane essenziali, ma anche con giochi, letture, musica e attività di stimolazione cognitiva, strumenti che, come ci insegna il neurologo e scrittore Oliver Sacks in 'Musicofilia', possono risvegliare ricordi ed emozioni anche nelle menti più afflitte. Una melodia può accendere una scintilla di vita, anche solo per un istante.

Un piccolo gesto o un sorriso possono cambiare tutto. Sono quei fili sottili che mantengono vive le connessioni con il mondo e con la propria identità.


Il lavoro di chi si dedica a queste persone non è solo un impegno tecnico, ma una missione di cuore. Grazie alla loro sensibilità e amore, riescono a portare momenti di luce in un percorso così difficile, aiutando queste persone fragili a conservare, anche solo per un attimo, un legame con se stesse e con chi le ama.


Per approfondire

Suggerisco alcuni testi e film a me cari che riguardano questo argomento:

Allucinazioni di Oliver Sacks

Musicofilia di Oliver Sacks

Video di Oliver Sacks su YouTube: 

👉 Oliver Sacks - I casi di Alzheimer e il potere della musica

Risvegli - Awakenings di Oliver Sacks- Libro e film del 1990 (interpretato da Robin Williams, Robert De Niro e Penelope Ann Miller).

I film:

Still Alice, 2014, regia e sceneggiatura Richard Glatzer e Wash Westmoreland, tra gli interpreti: Julianne Moore, oscar come miglior attrice, Alec Baldwin, Kristen Stewart, Kate Bosworth.

Remember, 2015 con Christopher Plummer, diretto da Atom Egoyan.

The Father - Nulla è come sembra. 2020 di Florian Zeller con Anthony Hopkins.



Scrivi nei commenti i tuoi testi e film preferiti che parlano di demenza e Alzheimer, li inserirò nell'articolo! Grazie!







©Lo Sguardo Di Giulia 2024




martedì 10 settembre 2024

Trompe l’Oeil a Castelnuovo Val di Cecina

Imago o in Villa: Un Tuffo nel Trompe l’Oeil a Castelnuovo Val di Cecina

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È con grande emozione che vi racconto della prima edizione di Imago in Villa, un concorso di pittura internazionale che ha portato una ventata di creatività nel borgo medievale di Castelnuovo Val di Cecina (PI)

Questo evento, unico nel suo genere, si concentra sulla tecnica del trompe l’oeil, un’arte straordinaria capace di ingannare l’occhio e trasportarci in mondi illusori.






Facciate che si trasformano in tele 

Immaginate di passeggiare tra le antiche vie di questo incantevole borgo toscano, circondati da facciate che si trasformano in tele per artisti provenienti da tutto il mondo. È proprio qui, tra la pietra e la storia, che 16 edifici sono stati selezionati per diventare le postazioni di pittura di altrettanti concorrenti. 

Ogni angolo del borgo ha preso vita sotto i colpi di pennello di artisti e artiste talentuose, che hanno dato il meglio di sé per conquistare un premio davvero speciale: un appartamento nel cuore del borgo storico, immerso in un contesto di rara bellezza.

L’8 settembre 2024, una data che rimarrà impressa nella memoria di Castelnuovo Val di Cecina, la giuria, composta da esperti del settore, ha decretato il vincitore di questa prima edizione. 


I confini dell’arte

È stato l'artista romano Stefano Lucà a spiccare tra tutti e tutte con le sue oere intitolate 'I confini dell’arte', portando a casa non solo il premio, ma anche il riconoscimento di un’intera comunità e l’ammirazione di chi ha avuto la fortuna di ammirare la sua opera. Stefano Lucà ha vinto il primo premio sia della giuria tecnica (presieduta da Sylvain Bellenger e composta da Alberto Ferrini, Vieri Panerai, Fabrizio Lucchesi e Marco Cavallini) sia di quella popolare, che ha deciso di cedere alla seconda classificata, Daniela Benedini con l'opera 'Fiori di ciliegio'.

La descrizione dell'opera vincitrice:

"Nella sua bottega artigiana, un luogo colmo di calchi, schizzi e ornamenti, uno scultore, il cui volto rivela la somiglianza con l'autore stesso, è profondamente concentrato nel modellare la sua opera. Accanto a lui, un giovane apprendista assiste il maestro con cura e dedizione. Poco distante, seduta su un davanzale dietro una grata, una ragazza osserva il mondo al di là della finestra, perdendosi nei suoi sogni di una vita diversa. In questo contrasto tra realtà e desiderio, l'artista si riflette, riconoscendo un pezzo di sé in entrambe le figure."

Un incontro tra passato e presente

Imago in Villa è stato un vero e proprio incontro tra passato e presente, dove l’arte ha reso omaggio alla storia, trasformando un borgo già affascinante in una galleria a cielo aperto. 


Se non avete avuto l’occasione di partecipare quest’anno, vi consiglio caldamente di non perdere la prossima edizione. Castelnuovo Val di Cecina, un paesino stupendo arroccato sulle colline pisane, vi aspetta, pronto a sorprendervi ancora una volta con la magia del trompe l'oeil.


Ecco i nomi degli altri partecipanti: Kimberly Alsop (Missouri, USA), Manusch Badaracco (Guadalupa, Caraibi Francesi), Daniela Benedini (Lombardia, Italia), Viviana e Giulio Clementi (Bagno a Ripoli, Toscana), Selene Crezzini (Arezzo, Toscana), Luigi Esposito (Reggio Emilia, Italia) Arianna Fremura (Livorno, Italia), Luis Alberto Gomez de Teran (Roma, Italia), Luca Guenzi (Bologna, Italia), Riccardo Isacchini e Tommaso Carozzi (Verona, Italia), Stefania Magni (Brianza, Italia), Mario Paolantonio (Rieti, Italia), Mirco Sisi (Mirco della Secchia) (Pistoia, Italia), Alison Woolley (originaria del Regno Unito, residente in Toscana).


Il concorso *Imago in Villa* è stato ideato e organizzato dall’associazione Centro Commerciale Naturale Vivi Castelnuovo, con la presidenza di Elisa Fedi. 

L’evento è stato realizzato grazie al contributo dell’agenzia regionale Toscana Promozione Turistica e ha avuto il patrocinio del Comune di Castelnuovo Val di Cecina. Inoltre, la Confcommercio Imprese per l’Italia della provincia di Pisa ha collaborato all’organizzazione del concorso.

Il direttore artistico del concorso Imago in Villa è stato Vieri Panerai. È stato lui a guidare la selezione delle opere e a garantire la qualità artistica dell'evento, esprimendo grande soddisfazione per il livello delle proposte ricevute e per l'andamento generale della manifestazione. 

Sua una delle opere fuori concorso.





Per ulteriori informazioni:

Imago in Villa


L'ultimo articolo pubblicato:

Francesca Cabrini: un'eroina femminista