domenica 30 marzo 2025

Frammenti di vita vissuta: una lettura per riscoprire le donne del Lodigiano

Frammenti di vita vissuta: una lettura per riscoprire le donne del Lodigiano

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Barbara lodesana

"La dimenticanza è una forma sottile ma potente di esclusione"

Il 27 marzo presso la BCC di corso Roma a Lodi ho assistito alla presentazione del libro "Frammenti di vita vissuta. Ritratti di donne lodigiane tra '800 e '900", un progetto realizzato a più mani per parlare della storia di donne lodigiane che si sono distinte per ruoli politici, artistici e per il proprio coraggio.

Quasi tutte presenti le autrici Anna Corsini, Elisa Curti, Francesca Idili, Alice Vergnaghi, Fede Costa, lo storico Angelo Stroppa, il coordinatore editoriale Luca Maccagni, e l'illustratrice Elena Verdelli, in arte "Caliceddi", che ha esposto le tavole originali dei ritratti a corredo delle biografie oltre che la curiosa rappresentazione di 'Barbara lodesana, sapiente erbaria, austera conoscitrice dei segreti della Natura'.



Un racconto vivo e coinvolgente

Il libro Frammenti di vita vissuta offre uno spaccato prezioso sulla storia del Lodigiano attraverso le biografie di donne che hanno lasciato un segno nella cultura, nella politica e nel sociale. Questo volume oltre che a elencare nomi e date, restituisce anche un racconto vivo e coinvolgente, dando voce a figure spesso dimenticate, ma il cui operato ha contribuito profondamente alla crescita del territorio.



Le protagoniste fuori dall'ombra

Il Lodigiano, con la sua lunga storia fatta di incontri, trasformazioni e sfide, ha sempre rappresentato un crocevia di cambiamenti. Eppure, molte delle protagoniste di questi processi storici sono rimaste nell’ombra. Frammenti di vita vissuta si prefigge di colmare questa lacuna, portando alla luce storie di donne che, con il loro impegno in ambiti come l’educazione, l’arte e la politica, hanno reso la loro terra un luogo di evoluzione e di progresso.


Come sottolinea Elena Verdelli (illustratrice, vignettista, direttrice artistica della IX edizione del Premio Novello di Codogno, in arte Caliceddi): «Credo che riflettere su questo capitolo oscuro non significhi solo fare i conti con il passato, ma anche comprendere come queste dinamiche risuonino ancora oggi nella lotta per la parità e il riconoscimento della voce femminile».



Conoscere il passato per interrogarsi sul presente

Leggere Frammenti di vita vissuta è un modo per conoscere il passato, e un’occasione per interrogarsi sul presente. Il libro invita a riscoprire le tracce lasciate da queste donne e a riconoscerne l’eredità, perché la storia non è fatta solo di grandi nomi, ma anche di chi, con determinazione e coraggio, ha contribuito a costruire il mondo in cui viviamo.


Elena Cazzulani: la voce indomita di Lodi

Elena Cazzulani in una tavola di Caliceddi

Il volume è dedicato al ricordo di Elena Cazzulani, in occasione del ventesimo anniversario dalla scomparsa (1920- 2005) Elena fu scrittrice, anima inquieta, mente brillante e voce indomita nel panorama culturale di Lodi che trovò nella scrittura il mezzo per dare forma ai suoi pensieri e alle sue emozioni. Negli anni Ottanta diede vita al 'Salotto Letterario di Lodi'. Tra le sue opere più intense, 'Il cielo comincia dal suolo', romanzo autobiografico in cui racconta gli anni della contestazione giovanile. Lodi le ha reso omaggio con una medaglia d’oro, una via a suo nome (in zona Codignola) e un’opera in ceramica. A lei si deve anche la fondazione dello storico Collegio Cazzulani di viale Dante Alighieri. Il vero tributo, però, è nelle parole che ha lasciato e nell’eredità culturale che continua a ispirare chiunque ami la scrittura e la libertà di pensiero.

Che genere di polemica? 

A raccontare la complessità e l’intensità di molte delle protagoniste di questo volume è Angelo Stroppa, che ha curato anche quella della soprano Giovanna (Giannina) Cerri Russ, della poeta e compositrice Carlotta Ferrari e, lo stesso Stroppa, ha scritto inoltre della cosiddetta "polemica al femminile" tra l'educatrice Elisa Giambelli e la poeta Ada Negri. Una definizione, a parer mio, discutibile, poiché la stessa dinamica avrebbe potuto riguardare due uomini, diventando così una polemica "al maschile". Gli uomini, infatti, non sono certo esenti dalla capacità di generare scontri verbali. Questo per ribadire che la polemica è polemica: non ha genere.

Nel volume troverete le biografie di:

Le sorelle Boccalini, in una tavola di Caliceddi

Giovanna Boccalini (docente, partigiana e sindacalista). Amore Timolati (Sarta e consigliera della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Lodi) Chiarina Orsini (levatrice e consigliera della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Lodi), a cura di 👉Alice Vergnaghi (storica, docente, direttrice scientifica di Ilsreco)

Linda Poncellini Maraschi (artista, insegnante e decoratrice di ceramiche), a cura di Anna Corsini (docente, responsabile della rete scolastica provinciale Non Sei Sola)

👉Madre Francesca Cabrini (missionaria, educatrice, fondatrice della congregazione delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù), a cura di Elisa Curti (docente, catalogatrice di opere d'arte, guida turistica, mediatrice culturale)

Anna Vertua Gentile (scrittrice, educatrice), a cura di Fede Costa (funzionaria amministrativa della Provincia di Lodi)

Maria Clelia Giuseppa Strepponi (soprano), a cura di Maria Francesca Idili (docente, 

Le biografie sono completate dalle bibliografie essenziali per ogni protagonista, davvero utili per approfondirne la conoscenza. 

Il ricavato della distribuzione del libro verrà devoluto a sostegno delle attività benefiche della Società Generale Operaia di Mutuo Soccorso di Lodi, e all'associazione Donne in circolo di Casalpusterlengo.


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mercoledì 19 marzo 2025

Maria Spes Bartoli: la prima fotografa delle Marche

Maria Spes Bartoli: la prima fotografa delle Marche 

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C’è un filo invisibile che lega le donne pioniere della fotografia: la determinazione nel trasformare uno strumento tecnico in un mezzo di espressione, di lotta, di arte. Maria Spes Bartoli è una di quelle figure che, pur rimanendo a lungo nell’ombra, ha lasciato un segno indelebile nella storia della fotografia italiana. Nata a Senigallia nel 1888, è stata la prima donna nelle Marche a dirigere uno studio fotografico, ereditando la passione dal padre e trasformandola in una missione.


Uno sguardo consapevole

© Maria Spes Bartoli
Non era scontato, per una donna dei primi del Novecento, imporsi in un campo ancora dominato dagli uomini. Ma Maria Spes Bartoli non si è accontentata di un ruolo marginale: nel 1924 ha assunto la guida dello studio fotografico di famiglia a Tolentino, diventando non solo un’abile ritrattista, ma anche un’osservatrice attenta del suo tempo. La sua fotografia non era solo mestiere, era visione. Ritratti, architetture, scene di vita quotidiana: il suo obiettivo sapeva cogliere la bellezza nei dettagli, la forza nelle espressioni, la storia nei volti.

La donna dietro l’obiettivo

Ciò che colpisce della sua produzione è il modo in cui ha saputo raccontare se stessa. Gli autoritratti di Maria Spes Bartoli sono un dialogo silenzioso con il futuro, una dichiarazione di esistenza che va oltre la semplice immagine. 

© Maria Spes Bartoli
Si mostrava con fierezza, consapevole della propria identità e del proprio mestiere. Non solo una fotografa, ma una donna che sapeva cosa voleva e che attraverso il suo lavoro ha ridefinito il ruolo femminile nella fotografia.

La fotografia come teatro della vita

Oltre alla passione per la fotografia, Maria amava il teatro, e questa sensibilità scenica si rifletteva nel suo modo di comporre le immagini. C’era un senso di narrazione nei suoi scatti, come se ogni ritratto fosse una storia in sospeso, pronta a essere completata dallo sguardo di chi osserva. Forse è proprio questa la sua grandezza: aver restituito ai suoi soggetti – e a se stessa – una presenza forte, quasi teatrale, ma mai artificiosa.

Un’eredità da riscoprire

© Maria Spes Bartoli

Oggi, grazie a mostre e studi che finalmente le danno il riconoscimento che merita, il lavoro di Maria Spes Bartoli torna alla luce. 



A Senigallia, la sua città natale, una recente esposizione ha riportato il suo nome tra quelli delle grandi fotografe italiane. Eppure, il suo lavoro non è solo memoria, è ancora una fonte di ispirazione per chiunque voglia raccontare la realtà attraverso la fotografia.





Maria Spes Bartoli ci insegna che la fotografia è molto più di una tecnica: è uno sguardo consapevole, un atto di coraggio, un modo per affermare la propria presenza nel mondo. La sua storia è quella di una donna che ha saputo trasformare la luce in racconto, e il suo obiettivo in un mezzo di emancipazione. Riscoprirla oggi significa rendere omaggio a tutte quelle fotografe che, come lei, hanno scelto di vedere e di far vedere.




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lunedì 17 marzo 2025

Liberə Tuttə! a Lodi

Liberə Tuttə! a Lodi

Il 15 e il 16 marzo 2025 sono stati due giorni intensi, di quelli che lasciano il segno. Liberə Tuttə!, organizzato dall’associazione Rumorossə insieme a Se non ora, quando? Lodi Toponomastica femminile e altre realtà del territorio, ha trasformato il Teatrino Giannetta Musitelli in un luogo di confronto, energia e condivisione, dove ho avuto il piacere di partecipare attivamente.

Due giorni per parlare di diritti sessuali, autodeterminazione e discriminazioni di genere, ma anche per ragionare insieme su una società più giusta, libera da tabù e ingiustizie.


La libertà di scelta

Uno degli aspetti che più mi ha colpita è stata la necessità – ancora troppo spesso sottovalutata – di parlare apertamente del corpo, della libertà di scelta e dei diritti negati. Il corpo delle donne e delle persone non conformi è sempre stato un campo di battaglia: giudicato, sfruttato, controllato. 

Lo si stigmatizza quando sanguina, lo si nasconde quando non risponde ai canoni imposti, lo si sfrutta quando fa comodo. Eppure, nonostante il peso di questa oppressione, ciò che ho vissuto in questi due giorni è stata una forza collettiva incredibile.

Il programma è stato denso e variegato. La mostra fotografica 'The Price of Choice - il prezzo della scelta' di Kasia Strek ha sensibilizzato portando alla luce le difficoltà e le conseguenze della mancanza di accesso sicuro all’IVG nel mondo. Un racconto potente, che ha dato voce a chi ogni giorno deve lottare per vedere riconosciuto un diritto fondamentale alla salute.

Il Progetto Mutandine Mestruali

Il progetto Mutandine mestruali, presentato per l'occasione da Snoq Lodi e Toponomastica femminile (quest'ultima associazione ha portato anche varie documentazioni sulla Medicina di genere) è un’iniziativa concreta per abbattere il tabù delle mestruazioni e promuovere alternative sostenibili

Il PMM propone la raccolta di fondi con un crowdfunding, attraverso la piattaforma Rete del dono, da utilizzare per l'acquisto di una fornitura di mutandine mestruali da donare alle studenti di prima superiore.

👉https://www.retedeldono.it/progetto/progetto-mutandine-mestruali

Io ho già donato, e tu?


La povertà mestruale

Uno degli altri aspetti urgenti affrontati dalla cooperativa Famiglia Nuova in questi giorni è stato il tema della povertà mestruale e dello stigma che ancora circonda il ciclo mestruale. Per alcunə, il costo di assorbenti e tampax è insostenibile, rendendo un bisogno fisiologico un ostacolo economico e sociale.

Il laboratorio ColoriAMOci

Non sono mancati i momenti di confronto pratico, come il partecipatissimo laboratorio artistico sul corpo ColoriAMOci condotto dall'artista Patrizia Longo. 



Le persone che hanno partecipato si sono divertite disegnando a vicenda la propria sagoma sulla carta stendendosi a terra, 

per poi collaborare nel riempire la sagoma colorando un mondo ideale fatto di acqua, di terra e di arte molto personale. Così facendo, attraverso l’arte, il corpo si è liberato dalle etichette, diventando narrazione e identità.



Pro-choice

Sabato pomeriggio l'incontro con Roberta Lazzeri, attivista di Pro-choice Rete italiana contraccezione e aborto.

Era possibile acquistare libri a tema portati dalla Libreria Sommaruga, vedere, leggere, sfogliare materiali informativi nelle postazioni di “Fille Rouge - lotte per i diritti sessuali e Ivg sicura” e, sabato pomeriggio partecipare alla manifestazione contro il Ddl 1660.


La riconnessione con il corpo

Molto apprezzate sono state le lezioni gratuite di sabato e domenica mattina 'Il corpo è mio e me lo gestisco io' tenute dalla maestra di yoga Nadia Valente per permettere di alleviare dolori durante le mestruazioni, di riconnettendosi con il proprio corpo in modo consapevole, senza giudizi o imposizioni esterne.

La danza del gruppo “Donne del futuro” con la maestra di danza Giulia Sposito, e il concerto della cantautrice e polistrumentista Nicoletta Noè.

Il laboratorio “Solo sì è sì”, per confrontarsi sul tema del consenso partendo dai testi dei “Diari di bordo della sorellanza”, tenuto dalla psicoterapeuta Laura Belloni Sonzogni. 

Le informazioni sullo sportello antidiscriminazioni di Lodi Arcobaleno e Rumorossə col supporto del Comune di Lodi

Il Sister Brunch

Quello che ho respirato in questi due giorni è stata una straordinaria energia collettiva. Il Sister Brunch  ne è è stato l'esempio, l’occasione per sostenere concretamente la causa, pranzando tuttə insieme.



Pro lunga vita alla 194 nei consultori pubblici

Infine, domenica sera, l'incontro illuminante con la psicoterapeuta Laura Belloni Sonzogni in dialogo con Laura Cuzzani, responsabile del consultorio Asst di Lodi, e la ginecologa Alessandra Kustermann, prima donna primaria, ora in pensione, della clinica Mangiagalli e fondatrice del Soccorso Violenza Sessuale e Domestica, intervallato dalle letture di Elsa Bossi dai testi di Ada Negri. 


Grazie

Perché questi momenti mi hanno ricordato che è importante esserci, partecipare, fare rumore. Perché il cambiamento nasce dalla condivisione, dalla collaborazione e dal sostegno reciproco

Liberə Tuttə! non finisce qui perchè è stato il punto di partenza. Un messaggio forte e chiaro: Non vi libererete di noi tuttə, fino a quando non saremo Liberə Tuttə!


Le rappresentanti della rete scolastica Non sei da sola,
Famiglia Nuova,
Toponomastica femminile,
Rumorossə e
Se non ora, quando? Lodi
alla presentazione del progetto di rete sulla salute mestruale

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mercoledì 12 marzo 2025

Arte | Silvia Rastelli e il viaggio dei sensi con "Naked – Behind the Mirror"

Silvia Rastelli e il viaggio dei sensi con "Naked – Behind the Mirror"

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Dal 21 febbraio al 16 marzo 2025, la Fondazione Banca Popolare di Lodi ospita la mostra "Naked – Behind the Mirror" di Silvia Rastelli, artista piacentina dalla ricerca artistica intensa e poliedrica. Curata da Fortunato D’Amico e Luciano Bolzoni, l’esposizione è accompagnata dalle sonorità di Denny Cavalloni, creando un dialogo tra arti visive e musica.

Silvia Rastelli: l’arte tra identità e percezione

Con un background che intreccia pittura, installazioni e performance, Silvia Rastelli esplora il rapporto tra corpo e identità, ponendo al centro della sua ricerca la frammentazione dell’immagine e la percezione del sé. La sua formazione all’Accademia di Brera di Milano e la sua esperienza nella danza classica si riflettono in un linguaggio artistico che valorizza il movimento e la corporeità.

Attraverso la grafite e l’acrilico su multistrato di legno di pioppo, Rastelli realizza opere essenziali ed evocative, capaci di catturare l’essenza interiore dei soggetti ritratti. Un aspetto particolarmente affascinante della sua tecnica è l’uso del multistrato di legno, su cui sceglie di lasciare visibili le venature naturali. Queste, lungi dall’essere nascoste, diventano parte integrante dell’opera, unendo materia e ritratto in un dialogo visivo che rafforza il legame tra natura e figura umana.

Il suo lavoro ha trovato spazio in contesti prestigiosi come la Bocconi Art Gallery di Milano, la Biennale Italia-Cina di Torino e la Biennale Internazionale di Architettura di Venezia.

"Naked – Behind the Mirror": un viaggio sensoriale tra arte e musica

Questa mostra segna un nuovo capitolo della ricerca di Silvia Rastelli sull’identità e sul rapporto tra individuo e realtà. Il percorso espositivo è pensato per stimolare i sensi attraverso:

  • Opere visive e tattili, dove la materia diventa veicolo di esplorazione del corpo e delle sue fragilità.
  • Installazioni musicali realizzate in collaborazione con Denny Cavalloni, che aggiungono profondità percettiva all’esperienza artistica.
  • Essenze olfattive, pensate per amplificare l’immersione emotiva del visitatore.
  • Elementi naturali e artificiali, che mettono in discussione la nostra percezione della realtà e i confini tra organico e costruito.

Attraverso questo percorso, il pubblico è invitato a un’esperienza immersiva che va oltre la semplice osservazione, riscoprendo il senso del "qui e ora" in un gioco di riflessi tra l’individuale e il collettivo.

Arte e impegno sociale: la visita guidata e l’asta benefica per il Centro Antiviolenza Orsa Minore

L’arte, per Silvia Rastelli, non è solo espressione personale ma anche uno strumento di sensibilizzazione e sostegno. Il 9 marzo 2025, nell’ambito della mostra, l’artista ha condotto una visita guidata, offrendo al pubblico l’opportunità di conoscere più a fondo la sua ricerca e le sue scelte stilistiche. L’incontro ha permesso di apprezzare ancora di più la sua tecnica e la forza espressiva delle sue opere, in particolare il dialogo tra i ritratti e le venature naturali del legno, che rendono ogni pezzo unico.

La mostra si è conclusa con una degustazione di gin aromatico, un momento di convivialità che ha permesso ai presenti di condividere impressioni e riflessioni sulla mostra in un’atmosfera rilassata e informale.

Al termine si è svolta un’asta benefica a favore del Centro Antiviolenza di Lodi Orsa Minore, un’iniziativa che ha sottolineato come l’arte possa trasformarsi in un gesto concreto di solidarietà.

Silvia Rastelli e la scelta dell’arte

L’artista racconta così il suo percorso:

"Una vita dedicata all'arte. Nel 2001 la mia prima mostra, tante paure, tantissimi dubbi, ma un unico e deciso punto di forza: che questa sia l'unica professione che possa mai fare per vivere, principalmente perché non mi riesce di farne a meno e in secondo luogo, mi terrorizzano le scrivanie."

Parole che rivelano la determinazione e la passione di un’artista che ha fatto della sua ricerca interiore e della sperimentazione sensoriale il fulcro del proprio linguaggio espressivo.



Informazioni pratiche

La mostra "Naked – Behind the Mirror" sarà visitabile presso la Fondazione Banca Popolare di Lodi con i seguenti orari:

  • Giovedì e venerdì: 16:00 - 19:00
  • Sabato e domenica: 10:00 - 13:00 | 16:00 - 19:00
Penultimo giorno utile per visitare la mostra sabato 15 marzo, per l'occasione è previsto un incontro con l'artista Silvia Rastelli, i due curatori Fortunato D'Amico e Luciano Bolzoni, con il compositore Denny Cavalloni e con Enrico Rocca dello studio di comunicazione UN1CA alle 17. Domenica 16 marzo ultimo giorno.

Un’occasione imperdibile per immergersi in un universo artistico che sfida le percezioni e dialoga con i sensi, tra pittura, musica e materia.

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sabato 8 marzo 2025

Georgette Berger: l’arte dimenticata di una donna invisibile

Georgette Berger: l’arte dimenticata di una donna invisibile

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Ci sono nomi che sopravvivono al tempo, scolpiti nella memoria collettiva, e altri che invece svaniscono, relegati a una nota a margine nella biografia di qualcuno più famoso. Georgette Berger appartiene alla seconda categoria: il suo nome è noto, ma non per meriti propri. È stata la musa, la moglie, il volto che appare in tanti dipinti del marito, in alcuni testi definita anche "una tredicenne che sarà la futura moglie di René Magritte". Ma chi era davvero Georgette?


Il destino di una donna nell’arte

Georgette Berger nacque nel 1901 a Marcinelle, in Belgio, figlia di Léa Payot e del macellaio Florent Josef  e crebbe in un mondo che offriva alle donne pochissimi spazi di espressione individuale. 

Le donne nei primi del '900 erano principalmente confinate in ruoli domestici, anche se iniziavano a emergere movimenti per i loro diritti, incluso il suffragio. Il lavoro femminile, quando presente, era spesso in condizioni precarie. La società era ancora fortemente patriarcale, con limitazioni legali e sociali per le donne.

"A Charleroi, dove ho trascorso la mia infanzia, c’era una fiera… Sulla piazza, nella parte alta della città, c’era una giostra. «Vieni a fare un giro!», mi disse un ragazzo" 

Da Magritte - his work his museum, Ed. Musée Magritte Museum/Hazan, Vanves Cedex, 2009, catalogo del Museo Magritte di Bruxelles.)


L’arte era un territorio maschile, e chi come lei possedeva talento e sensibilità spesso vedeva il proprio valore dissolversi dietro quello di un marito, di un mentore, di un maestro.


Eppure, Georgette non fu solo una presenza silenziosa. Alcune interpretazioni suggeriscono che Georgette abbia avuto un ruolo attivo nel processo creativo di Magritte, contribuendo con idee e intuizioni. Sebbene non sia stata mai considerata un'artista nel senso tradizionale del termine ma solo come una musa e modella, il suo impatto sull'arte del marito fu innegabile.
 Non posso sapere in che misura la sua sensibilità abbia plasmato le opere più celebri, ma posso immaginare che, senza di lei, il corso della storia dell’arte sarebbe stato diverso.

Un punto di riferimento

Inoltre, fu un sostegno pratico e psicologico. L’arte, si sa, è un mestiere instabile, fatto di crisi, dubbi, attese. Georgette fu il punto fermo, colei che permise al marito di creare senza preoccuparsi di tutto il resto. E se fosse stato il contrario? Se Georgette avesse avuto lo stesso spazio per esprimersi, chi sarebbe diventata?


Perché non la ricordiamo?

La storia dell’arte è piena di donne dimenticate, offuscate dal successo di uomini con cui hanno condiviso la vita. Succede alle pittrici, alle fotografe, alle scrittrici. Succede ogni volta che la società decide che il genio è una prerogativa maschile e che la donna è musa, mai artista.

Georgette Berger è un caso esemplare di questo fenomeno. Non so se abbia mai provato a far emergere il proprio nome o se abbia scelto consapevolmente di restare nell’ombra. Ma una cosa è certa: il suo contributo è stato essenziale.

Riscoprirla oggi

Georgette Berger morì nel 1986, lasciandoci pochissime tracce della sua individualità. Ogni volta che mi trovo davanti a una donna relegata al ruolo di musa, mi chiedo: e se fosse stata lei l’artista? E se fosse stata lei la vera mente creativa? Non posso riscrivere il passato, ma posso almeno fare luce su chi è stata oscurata. Georgette merita di essere ricordata per ciò che era: una donna d’arte, una creatrice, una presenza fondamentale in un mondo che troppo spesso dimentica le sue protagoniste.

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Leggi anche👉 Essere Jeanne-Claude 

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