lunedì 1 luglio 2024

L'arte dello Speziale: Alchimia di Aromi e Tradizione

L'arte dello Speziale: Alchimia di Aromi e Tradizione 

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30 giugno 2024

Attratta dall'opportunità di visitare la mostra di alambicchi, antichi strumenti e vasi della Farmacia Sabbia di Lodi, ho potuto osservare oggetti medici e farmaceutici che hanno sfidato il tempo, rimasti chiusi e dimenticati in qualche teca per molti, molti anni.

Nella stessa occasione, ho avuto il piacere di ascoltare la storia dell'antica farmacia che si trovava nel Chiostro dell'Ospedale Vecchio, raccontata dalla docente Monica Rossi, accompagnata da un'intervista al Dott. Brusoni, proprietario di una storica farmacia di Lodi.


La spezieria di Lodi

Il complesso ospedaliero in cui si trova il chiostro, affascinante e ricco di storia, era un tempo noto come l'Ospedale Maggiore di Lodi. La farmacia dell'Ospedale Maggiore di Lodi fu istituita presumibilmente intorno al 1677 e ha continuato la sua attività attraverso i secoli. Era situata proprio nel chiostro dell'Ospedale Maggiore, costruito nel 1459 per volontà del vescovo Carlo Pallavicino, il quale si ispirò alla Ca' Granda di Milano, un modello ospedaliero per tutta la Lombardia, che riuniva 17 istituzioni ospedaliere in un'unica struttura. Questo grande ospedale centrale, dedicato allo Spirito Santo e a forma di croce, fungeva sia da ente assistenziale sia da luogo di cura.

All'interno del complesso c'era un giardino dei semplici, dove venivano coltivate erbe officinali dai religiosi che si occupavano dell'assistenza a bisognosi e bisognose.

Gli statuti degli speziali, risalenti al 1355, prescrivevano un tirocinio di cinque anni per poter esercitare l'arte dello speziale. L'uso delle erbe medicinali ha avuto fasi alterne nei secoli, probabilmente a causa delle ricorrenti epidemie di peste nella metà del 1600, che hanno influenzato la compilazione degli elenchi dei farmaci all'interno della farmacia dell'Ospedale. La rinascita della farmacia avvenne intorno al 1677, con l'aumento dei posti letto a circa duecento. Il primo farmacista assunto fu il Dott. Carminati, dopo che la farmacia stipulò una convenzione. I farmacisti assunti erano laici e lavoravano all'interno della farmacia, che comprendeva sia la bottega sia il laboratorio.


Giusti o rotti

Ai farmacisti era richiesto di assistere il medico durante il giro dei pazienti, preparare i medicinali e garantire un servizio di apertura 24 ore su 24. L'ente metteva a loro disposizione tutto il necessario, dagli strumenti al mobilio, che dovevano essere restituiti alla fine della convenzione "giusti o rotti". Gli speziali ricevevano un compenso mensile di 400 lire per fornire i medicinali all'ente, che li distribuiva gratuitamente ai pazienti dell'ospedale.

La spezieria fungeva anche da drogheria ed era aperta al pubblico esterno, permettendo anche a chi non era paziente dell'ospedale di acquistare farmaci, candele e saponi. Successivamente divenne anche un centro per la cosmetica.

C'è stata una breve interruzione della documentazione d'archivio dal 1749 al 1751, periodo in cui la spezieria dell'ospedale fu gestita dall'Ordine dei Fatebenefratelli.

Dal 1751 in poi, gli archivi ripresero a raccogliere informazioni, documentando una revisione più moderna dell'ospedale. Il capo speziale, Virtuani, assistito dai garzoni, si occupava della preparazione dei farmaci. Gli speziali ricevettero un riconoscimento professionale e avevano visite periodiche all'interno della spezieria. Il garzone Alberto Pater, nel 1750, compilò la lista completa di tutti i medicinali, le droghe e i preparati galenici e chimici della farmacia, che è giunta fino ai nostri giorni.

Con la nuova convenzione, venne fornito allo speziale un ampio materiale, dettagliatamente elencato, tra cui più di trecento vasi di ceramica, altrettanti di vetro e altri strumenti necessari per la produzione dei farmaci, distinti in droghe, preparati galenici e chimici. Per la prima volta, comparvero volumi farmaceutici, tra cui quelli del Morandi, con l'elenco delle spezie ed erbe mediche.


La commissione

Alla fine del 1792, la farmacia dell'Ospedale Maggiore di Lodi fu visitata da una commissione che ne lodò il funzionamento.

Una lapide posizionata sulle pareti del chiostro ricorda uno dei capi speziali, Gerolamo Cavezzali, che lavorò nella spezieria tra la fine del 1700 e l'inizio del 1800. Fu Cavezzali ad accompagnare una delegazione scientifica del Direttorio francese nel 1796, durante il periodo in cui Lodi passò sotto il controllo francese dopo la celebre battaglia al ponte.

"I luminari francesi girano per l'ospedale, per Lodi e nel suo territorio, accompagnati dal capo farmacista del Maggiore, Gerolamo Cavezzali. Più che alla medicina, si mostrarono però enormemente interessati ai sistemi di fabbricazione del formaggio grana lodigiano, e all'assaggio anche. E hanno modo di apprezzare l'eccellente preparazione scientifica del nostro Cavezzali, che era veramente un chimico di gran valore"

 


Tracce di storia della Farmacia Sabbia di Lodi

Documenti datati 1511 attestano la presenza di una farmacia aperta dalla Confraternita di San Paolo (istituita nel 1500 all'interno della chiesa di San Domenico e poi trasferita nella chiesa di San Paolo, annessa alla biblioteca) nei locali ancora visibili in Corso Umberto, all'angolo con via Fanfulla. Nel 1511, Sommariva, un nobile lodigiano, lasciò parte della sua eredità per consentire l'apertura di una farmacia per i poveri, dove potevano ricevere assistenza e medicinali gratuiti.

Nel 1553, la Confraternita di San Paolo, ormai molto influente, commissionò al pittore Callisto Piazza il celebre quadro della conversione di San Paolo. Nel 1700, il quadro fu trasportato dai confratelli all'interno della chiesa dell'Incoronata quando la Confraternita fu chiusa dagli austriaci, che la ritennero inutile, e soppressa definitivamente qualche anno dopo. La spezieria di San Paolo rimase però rinomata anche nel 1800, periodo in cui si trovano tracce del 'Cerotto di San Paolo', probabilmente distribuito gratuitamente.

Il Dott. Brusoni ha condiviso ricordi personali riguardanti la farmacia Sabbia, della quale è stato trovato l'atto di acquisto da parte della famiglia Brusoni, datato 1927. Suo bisnonno diventò proprietario della farmacia, che apparteneva precedentemente alla famiglia Suardi. Questo bisnonno, uomo attivo e intraprendente, era un chimico e proprietario di una frutteria, nonché di altre farmacie fuori Lodi, prima di acquistare la farmacia Sabbia (già Suardi) a Lodi, con tutti gli arredi e il materiale settecentesco annessi.

Nei primi anni del 1900, il lavoro nelle farmacie si svolgeva principalmente in laboratorio. Le materie prime venivano acquistate da produttori esterni, inclusi ingredienti esotici come la china dal Sud America, e i farmaci venivano preparati in spazi dedicati, dove i clienti potevano osservare il processo. L'attività galenica di preparazione dei farmaci in laboratorio è diminuita nel tempo a causa dell'avvento dell'industria, che ha preso rapidamente piede, sebbene un po' meno in Italia a causa della frammentazione politica.

Recentemente, tuttavia, si è registrata una crescente richiesta da parte della clientela di farmaci e cosmetici naturali, preparati direttamente nei laboratori farmaceutici locali, un ambito in cui la farmacia del Dott. Brusoni eccelle.



©Lo Sguardo Di Giulia 2024

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