Georgette Berger: l’arte dimenticata di una donna invisibile
Ci sono nomi che sopravvivono al tempo, scolpiti nella memoria collettiva, e altri che invece svaniscono, relegati a una nota a margine nella biografia di qualcuno più famoso. Georgette Berger appartiene alla seconda categoria: il suo nome è noto, ma non per meriti propri. È stata la musa, la moglie, il volto che appare in tanti dipinti del marito, in alcuni testi definita anche "una tredicenne che sarà la futura moglie di René Magritte". Ma chi era davvero Georgette?
Il destino di una donna nell’arte
Georgette Berger nacque nel 1901 a Marcinelle, in Belgio, figlia di Léa Payot e del macellaio Florent Josef e crebbe in un mondo che offriva alle donne pochissimi spazi di espressione individuale.
Le donne nei primi del '900 erano principalmente confinate in ruoli domestici, anche se iniziavano a emergere movimenti per i loro diritti, incluso il suffragio. Il lavoro femminile, quando presente, era spesso in condizioni precarie. La società era ancora fortemente patriarcale, con limitazioni legali e sociali per le donne.
"A Charleroi, dove ho trascorso la mia infanzia, c’era una fiera… Sulla piazza, nella parte alta della città, c’era una giostra. «Vieni a fare un giro!», mi disse un ragazzo"
Da Magritte - his work his museum, Ed. Musée Magritte Museum/Hazan, Vanves Cedex, 2009, catalogo del Museo Magritte di Bruxelles.)
Eppure, Georgette non fu solo una presenza silenziosa. Alcune interpretazioni suggeriscono che Georgette abbia avuto un ruolo attivo nel processo creativo di Magritte, contribuendo con idee e intuizioni. Sebbene non sia stata mai considerata un'artista nel senso tradizionale del termine ma solo come una musa e modella, il suo impatto sull'arte del marito fu innegabile. Non posso sapere in che misura la sua sensibilità abbia plasmato le opere più celebri, ma posso immaginare che, senza di lei, il corso della storia dell’arte sarebbe stato diverso.
Un punto di riferimento
Inoltre, fu un sostegno pratico e psicologico. L’arte, si sa, è un mestiere instabile, fatto di crisi, dubbi, attese. Georgette fu il punto fermo, colei che permise al marito di creare senza preoccuparsi di tutto il resto. E se fosse stato il contrario? Se Georgette avesse avuto lo stesso spazio per esprimersi, chi sarebbe diventata?
Perché non la ricordiamo?
La storia dell’arte è piena di donne dimenticate, offuscate dal successo di uomini con cui hanno condiviso la vita. Succede alle pittrici, alle fotografe, alle scrittrici. Succede ogni volta che la società decide che il genio è una prerogativa maschile e che la donna è musa, mai artista.
Georgette Berger è un caso esemplare di questo fenomeno. Non so se abbia mai provato a far emergere il proprio nome o se abbia scelto consapevolmente di restare nell’ombra. Ma una cosa è certa: il suo contributo è stato essenziale.
Riscoprirla oggi
Georgette Berger morì nel 1986, lasciandoci pochissime tracce della sua individualità. Ogni volta che mi trovo davanti a una donna relegata al ruolo di musa, mi chiedo: e se fosse stata lei l’artista? E se fosse stata lei la vera mente creativa? Non posso riscrivere il passato, ma posso almeno fare luce su chi è stata oscurata. Georgette merita di essere ricordata per ciò che era: una donna d’arte, una creatrice, una presenza fondamentale in un mondo che troppo spesso dimentica le sue protagoniste.
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