venerdì 12 settembre 2025

Oltre l’immagine: un libro che si ascolta

Oltre l’immagine: un libro che si ascolta 

Oltre l’immagine. Inconscio e fotografia (Postcart, 2015), a cura di Sara Guerrini e Gabriella Gilli, è uno di questi. L’ho incontrato grazie a Isabella Tholozan, durante un corso di fotografia organizzato da FIAF. Tra le letture suggerite, questo è quello che più ha lasciato il segno.

Ricordo bene uno dei primi esercizi che Isabella ci ha proposto: dovevamo mostrare un’immagine che sentivamo rappresentarci, ma senza pensarci, istintivamente.


La mia era la foto di un piccolo uccello solitario, lontano, posato sui fili dell’alta tensione, che dall’alto osservava il mondo. Non era una posa né una scelta estetica: era un’identificazione "di getto". Quella foto parlava di me. 

Scatti che arrivano da dentro

Il libro raccoglie 15 interviste tra fotografi e fotografe internazionali (tra cui Antoine D’Agata, Elinor Carucci, Molly Landreth, Michelle Sank) e cinque psicoterapeute. I temi affrontati — identità, corpo, perdita, relazioni, morte — svelano quanto spesso la fotografia sia una necessità. Non qualcosa da mostrare, ma qualcosa da dire.

Come sottolinea Manuela Agostini in una recensione su State of Mind:

“Fotografia e psicologia, due linguaggi diversi che si intrecciano, si incontrano, cercano e trovano la chiave del movente inconscio…”

Non è un libro per chi cerca spiegazioni tecniche. È un libro per chi sente che la fotografia comincia prima dello scatto: in uno spazio interiore difficile da mappare.

Un’urgenza comunicativa che precede la parola

Quello che mi ha colpita, rileggendolo oggi, è il modo in cui racconta il gesto fotografico come risposta a un bisogno comunicativo profondo. Qualcosa che non si riesce a spiegare del tutto con le parole, ma che spinge comunque a cercare uno sguardo, a costruire un’immagine, a “uscire fuori” pur restando in sé.

E non è forse questo che accade anche nei miei progetti fotografici più intensi? Quando fotografo chi resiste, chi è ai margini, chi sceglie di mostrarsi nel quotidiano, sento che il mio sguardo è lì per ascoltare, più che per spiegare.

Tra il personale e il collettivo

Nel mio blog ho spesso raccontato l’aspetto emotivo e relazionale della fotografia:

In 👉Giuliana Traverso. Una vita per la fotografia al femminile, ho raccontato di una donna che ha fatto della fotografia una voce al femminile, concreta e poetica allo stesso tempo.

In 👉Diane Arbus. Lo sguardo che ha cambiato la fotografia del XX secolo ho cercato di restituire la potenza di uno sguardo che ha osato, non per provocazione, ma per necessità interiore.

In 👉Celebrazioni della 78ª Festa della Repubblica, sono andata appositamente a “caccia” di emozioni: certe immagini, per essere colte, bisogna saperle aspettare.

Tutti questi articoli, in modi diversi, dialogano con Oltre l’immagine. Perché parlano di fotografia come ponte tra ciò che sentiamo e ciò che possiamo condividere.

Spoiler 

Nel progetto che sto preparando e che riguarda una persona a me cara è proprio questo che sto cercando, un racconto intimo e emozionale.

Un libro per chi fotografa per esistere

Oltre l’immagine è un’occasione per fermarsi e chiedersi: perché fotografo davvero?  È utile a chi lavora con l’immagine, ma anche a chi si occupa di relazione, cura, educazione. È prezioso per chi si è sentitə in difficoltà nel giustificare la propria “ossessione” per certi soggetti o certi momenti. È una lettura che mette in contatto con quella parte di sé che crea per necessità, e non per esibizione.

Quella foto dell’uccello solitario mi raccontava. Ma so che raccontava anche chi, come me, cerca un equilibrio tra il volo e il filo.

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