Whoopi Goldberg, memoria e gratitudine
La mia prima volta
La prima volta che ho incontrato Whoopi Goldberg è stata sullo schermo, con uno dei film più intensi che abbia mai visto: Il colore viola. Era il 1985 e io non avevo ancora vent’anni. Da lì è iniziata una storia speciale...
Il romanzo Il colore viola di Alice Walker (da cui è tratto il film) racconta la crescita di Celie anche attraverso la relazione affettiva e sessuale con Shug Avery. Una relazione che non viene mai trattata come "eccezionale", ma come qualcosa di naturale, potente e liberatorio, in un contesto di oppressione soprattutto patriarcale. Anche se nel film del 1985 diretto da Spielberg questa parte è stata un po’ annacquata, la tensione emotiva tra Celie e Shug resta centrale. E forse, anche per chi ha visto quel film negli anni ’80 e si è sentita per la prima volta riconosciuta, la rivoluzione comincia proprio lì: quando una donna nera guarda un’altra donna nera con amore, e il mondo per un attimo si ferma a guardare.
Essere se stesse
Da allora, Whoopi è rimasta nel mio orizzonte. Un punto fermo. Un’attrice che non cerca mai di piacere, che non ammicca, che non ha bisogno di essere accomodante. Che è semplicemente sé stessa, sempre.
Oggi, mentre ancora marciamo per i diritti e la visibilità delle persone LGBTQIA+, come abbiamo fatto al 👉Pride di Lodi il 5 luglio, sento il bisogno di tornare a quel film, e a quella donna.
Ed è anche per questo che ho deciso di leggere il suo ultimo libro, Frammenti di memoria, che non è un'autobiografia classica, ma un racconto frammentato fatto di aneddoti e riflessioni. È una lettura scorrevole, diretta, ironica, a tratti esilarante. Ma non manca mai la profondità . Ho ritrovato la Whoopi che ammiro: schietta, intelligente, capace di raccontare la povertà , la droga, il razzismo, le umiliazioni, senza mai trasformarsi in vittima.
A colpirmi più di tutto, in questo libro, è stato il racconto dell’infanzia di Whoopi. Non tanto per i fatti in sé — la povertà , i quartieri difficili — ma per il modo in cui ne parla. Con onestà e lucidità affettuosa.
Sua madre, una donna sola con un figlio e una figlia da crescere, è una figura gigantesca. Di quelle madri che tengono insieme tutto con il filo della dedizione. Nonostante il peso, nonostante la fatica, nonostante i crolli. Una madre che non ha mai smesso di cercare bellezza anche dove sembrava non essercene, che cercava mostre gratuite in città per accrescere la loro cultura, che educava ascoltando, senza limitare con l’autorità .
Con rispetto
Eppure, anche lei ha pagato il prezzo di quella forza. C'è un passaggio, nel libro, in cui Whoopi racconta del ricovero psichiatrico della madre. Un crollo emotivo, arrivato dopo anni di sacrifici. Non viene descritto con vergogna, ma con rispetto. È un gesto d’amore il modo in cui Whoopi lo racconta: senza pietismo né giudizio, e con profonda comprensione.
Credo che Whoopi abbia sentito il bisogno di scrivere Frammenti di memoria come un gesto di gratitudine. Un modo per dire grazie a sua madre, a quella donna forte e imperfetta che le ha dato tutto ciò che poteva. E ho trovato bellissimo leggere di quanto Whoopi fosse felice, una volta raggiunto il successo, di poter portare sua madre con sé nei grandi eventi, farle incontrare le celebrità , regalarle finalmente un po’ di leggerezza. Era il suo modo di restituire. Di prendersi cura a sua volta.
Con gratitudine
Un altro aspetto che mi ha colpita è la lucidità con cui racconta momenti difficili: il periodo della tossicodipendenza, la morte del fratello, la perdita della madre. Non si piange addosso, non cerca l’effetto drammatico. Parla di dolore con rispetto, con consapevolezza, e sempre — sempre — con un filo di gratitudine che attraversa ogni pagina. Perché anche nel buio, Whoopi riesce a vedere ciò che ha ricevuto.
Leggere Frammenti di memoria è stato come sfogliare un album di famiglia, ma con la voce di Whoopi a raccontarmi le foto. Non c'è posa, non c'è costruzione: solo verità , affetto, dolore, ironia. Mi ha fatto pensare a quanto contino le radici, anche quando sembrano fragili. A quanto sia importante dire grazie, prima che sia troppo tardi.
Da appassionata di fotografia, mi porto via l’idea che anche nei momenti più bui si possa cercare — e trovare — bellezza. Che si possa sopravvivere senza negare il dolore, ma scegliendo di raccontarlo con onestà . Come fa Whoopi. Come fanno le donne che ho sempre ammirato. Come provo a fare anch’io, nella vita, e ogni volta che guardo nel mirino.
P.S.
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