sabato 27 settembre 2025

Cloti Ricciardi: immagini, parole e femminismo

Cloti Ricciardi: immagini, parole e femminismo

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Arte, fotografia e femminismo in Italia negli anni Settanta
Raffaella Perna - Postmedia Books

Il 22 settembre 2025 è scomparsa Cloti Ricciardi, un’artista, una voce che aveva saputo intrecciare femminismo e arte con una forza rara.

Incontrare la sua opera è stato come ascoltare una voce che non si piega: forte, femminista, capace di trasformare l’identità in linguaggio artistico.


Due facce della stessa urgenza

Negli anni ’70, dentro al movimento delle donne, Cloti ha portato avanti una ricerca che non separava mai il gesto creativo dall’impegno politico. Nei suoi lavori la fotografia, la scrittura, la performance non erano linguaggi diversi, ma facce della stessa urgenza: quella di scardinare un mondo fatto da e per gli uomini.

La fotografia, in particolare, è stata per lei uno strumento di lotta. 

Penso a Expertise. Conferma di identità -1972 (in copertina): uno scatto che già nel titolo ti mette davanti a una domanda bruciante — chi decide chi siamo? 

Nello scatto si vede Cloti Ricciardi con il suo certificato di nascita, ingrandito a manifesto, segnato dai timbri del movimento femminista. Un gesto che ribalta il senso stesso di un documento: da atto burocratico a dichiarazione artistica e politica. Guardandolo, mi è chiaro quanto l’identità femminile non sia mai un dato neutro, ma qualcosa da affermare con forza. “Expertise” diventa una conferma e insieme una rivendicazione: essere donna e artista vuol dire portare dentro l’arte la propria differenza, senza nasconderla dietro presunte neutralità.

Arte, fotografia e femminismo in Italia negli anni Settanta
Raffaella Perna - Postmedia Books


E ancora, al progetto Alfabeta (1975), dove immagini e parole si specchiano, si cancellano, si riscrivono. Da un lato le parole da eliminare, quelle che ci hanno incatenate per secoli. Dall’altro, immagini di donne da cui ricominciare. È un lavoro che oggi sento ancora attuale: perché cambiare il linguaggio significa cambiare la realtà.

Cloti scrisse anche Ma il genio chi è?, un testo che si intrecciava con la provocazione di Linda Nochlin. 

Ma il genio chi è?

Cloti Ricciardi - luglio 1974


"Se dico: il genio creativo, il rivoluzionario, il maestro, colui che dice cose che l’umanità aspetta, quello che rappresenta tutti, quello libero da tutti i condizionamenti, l’anticonformista.
Se dico: la sua vita è tumultuosa, sregolata, inventata, libera, sofferta, vissuta pienamente, da non prendere per esempio; se dico: i suoi amori sono liberi, molteplici, bisessuali, complementari, transitori, eterni, se dico tutto questo avrete capito che sto tentando di fare il ritratto di « un artista », come ci hanno insegnato ad immaginarcelo.
Artista maschio, naturalmente.
Artista è un sostantivo maschile e femminile, ma nel suo significato più alto si usa sempre al maschile; dire infatti «è un’artista» riferendosi ad un soggetto femminile, significa, al massimo artista di circo, o ballerina. Si usa preferibilmente al singolare. Si accompagna spessissimo al concetto di «genio» ; genio, sostantivo maschile preferibilmente singolare. Quindi l’artista oltre che creativo, libero, rivoluzionario, più o meno maledetto è, quasi sempre, geniale. ARTISTA-GENIO-MASCHIO L’artista è quello che fa l’arte.
L’arte si concretizza spesso in «opere d’arte», che sono i prodotti di alcuni tra tutti gli artisti.
E’ logico supporre che gli autori delle «Opere d’Arte» siano i più creativi, i più rivoluzionari, i più geniali, quindi «I più» tra tutti quelli che rispondono alla definizione di «artista».
Ma come si fa a sapere se il prodotto di un’artista è Opera d’Arte oppure no?
In questa fase interviene l’opera altamente specializzata del Critico d’Arma il genio chi è?
te che sa distinguere il Vero dal Falso, il Mediocre dal Meraviglioso, il Bene dal Male.
Domanda: « Ma perché solo il Critico d’Arte sa distinguere il Vero dal Falso, ecc.?»
Risposte degli esperti: «Perché il popolo è ignorante, il popolo è gretto, il popolo non ha cultura, il popolo non fa Arte!».
Infatti se dico: Arte, Artista, Genio, esprimo concetti di negazione e di oppressione.
Di negazione perché: Arte è l’eccezione alla generale non-arte, Artista è l’eccezione alla generalizzata incapacità espressiva, Genio è l’eccezione alla generale incapacità delle persone non solo ad esprimersi ma ad esprimersi creativamente.
Di oppressione perché la impossibilità alla espressione e alla creatività sono indotte dai sistemi sociali che hanno assegnato ruoli precisi alle persone e modi prestabiliti di comunicazione secondo il ruolo sociale assegnato agli individui.
La capacità espressiva e creativa intrinseca in ognuno di noi in quanto comunicazione della nostra « storia », è di per sé pericolosa e sovversiva. Per questo si è dovuto renderla inoperante.
Infatti qualsiasi sistema basato sul potere esercitato da pochi privilegiati su molti oppressi, ha bisogno, per continuare ad esistere nonostante le ricorrenti tensioni sociali ed economiche, di un vasto consenso culturale, per garantirsi la continuità della propria ideologia.
La «gente» perciò non può, ma specialmente non deve fare Arte. Solamente alcuni, particolarmente interessati ai problemi culturali, possono riconoscersi nelle Opere d’Arte eseguite da un «Genio» (che occupa nella gerarchia del potere il ruolo ambitissimo, appunto, di genio), al quale è stato demandato il compito di fare «Arte» per quelle centinaia di migliaia di persone alle quali l’esercizio di questo diritto naturale è stato da sempre negato.
Domanda: ma perché si preferisce incensare, arricchire, onorare un gruppo di geni e genietti invece di lasciare che le persone si possano esprimere liberamente?
Risposta: perché mentre un gruppo di artisti si compra e si controlla bene, non si può certo prevedere cosa potrebbe tirar fuori la gente se fosse libera di esprimersi.
Domanda: ma allora, visto che hanno bruciato le nostre capacità espressive, e che anche se ne fosse rimasta qualcuna non la potremmo usare, per cambiare qualcosa da che parte cominciamo?

Risposta: e se cominciassimo dal Femminismo?"

Da 👉https://efferivistafemminista.it/2015/01/ma-il-genio-chi-e/

Aprire uno spazio alle risposte

Non cercava risposte facili, ma apriva uno spazio: il genio non è un destino maschile, ma un’invenzione di un sistema che escludeva le donne. Ribaltare questo sguardo era parte della sua arte, tanto quanto lo scatto di una fotografia.

Mi colpisce il suo concetto di spazi, luoghi non ancora codificati, zone di libertà dove immaginare nuove forme di vita. Non è forse questo che cerchiamo ancora oggi, ogni volta che prendiamo una macchina fotografica in mano? Uno spazio dove essere fuori dalle regole, fuori dalle etichette, finalmente libere.

Ricordare Cloti Ricciardi non significa chiuderla in un ricordo nostalgico 

ma portarla con noi, dentro le immagini che scegliamo, nelle parole che usiamo, nei gesti che facciamo ogni giorno. La sua arte ci ricorda che fotografia e femminismo possono ancora aprire fessure, creare varchi, inventare mondi.


Per approfondire:

Partita doppia: Cloti Ricciardi


👉Una proposta di ricerca lessicale femminista: Alfabeta di Cloti Ricciardi








👉Arte e femminismo a Roma negli anni settanta - Marta Serravalli (Pdf gratuito)


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