Valeria Solarino premiata da Amnesty per il suo impegno nei diritti umani

Da Amnesty la consegna del Premio Arte e Diritti Umani

Quando ho iniziato a ripercorrere l’impegno di Valeria Solarino nel campo dei diritti umani, mi sono chiesta perché alcune persone del mondo dello spettacolo abbiano scelto davvero di esporsi. Non nelle foto patinate o nei comunicati di circostanza, ma nei territori dove la complessità non fa sconti. Guardando il suo percorso, la risposta mi è arrivata da sola: certe storie, una volta che ti attraversano, non riesci più a lasciarle dov’erano, perché ti entrano sotto pelle.

Il 2 dicembre, al cinema Beltrade di Milano, le è stato consegnato il Premio Arte e Diritti Umani 2025 di Amnesty International Italia. A dialogare con lei c'erano Fabio Cutri, giornalista del Corriere della Sera, e Alba Bonetti, presidente di Amnesty.

Durante la mattinata è stato presentato anche il documentario La solidarietà non è reato, dedicato alla storia di Séan Binder, il volontario che ha rischiato fino a 20 anni di carcere per aver soccorso persone migranti nel Mediterraneo. Una vicenda che da sola avrebbe giustificato la necessità di un premio come questo.

Le parole di Solarino:

“Ringrazio Amnesty International per questo riconoscimento. Sono lusingata perché credo che quello che io faccio per Amnesty sia sempre molto meno di quello che Amnesty fa per me: ho scoperto realtà che non conoscevo e ho cercato, con il racconto, di dare visibilità a storie importanti di cui Amnesty costantemente si occupa. E’ un onore ma anche un dovere per me mettere la mia popolarità, il megafono che può avere la mia voce, al servizio di cause che sento in modo cosi profondo. Grazie a questo incontro ho capito che ognuno di noi può contribuire a diffondere una cultura dei diritti e debba cercare di fare di tutto per rendere il posto in cui vive il più possibile simile al posto in cui vorrebbe vivere”.

Non solo sostenitrice

Perché Amnesty ha scelto Valeria Solarino

Il legame di Solarino con questi temi non è arrivato all’improvviso. Nel 2013 ha partecipato alle iniziative per i dieci anni dal naufragio di Lampedusa, incontrando superstiti e familiari delle vittime. Non è stato un gesto leggero. È stato un punto di non ritorno: quando ascolti certe voci, cambi modo di guardare il mondo. Da allora ha continuato a seguire Amnesty con costanza, non come semplice sostenitrice ma come presenza attiva: ha rilanciato appelli, ha dedicato tempo, voce, attenzione. 

Il suo impegno negli anni: incontri, storie, responsabilità

Ha partecipato a due documentari prodotti da Blob – Rai 3:

👉Male Nostrum, sulle politiche migratorie

👉Humal lights, dedicato ai cinquant’anni dell’associazione in Italia.

Sono lavori che non hanno offerto appigli comodi: hanno aperto un varco, mostrando la parte di realtà che preferiamo ignorare quando diventa troppo faticosa.

Negli anni ha incontrato persone che portano addosso pezzi di storia collettiva che ci riguarda tuttə, anche quando scegliamo di voltare lo sguardo. Ha parlato con Vito Fiorino, il pescatore che nel 2013 ha salvato 48 persone. Ha ascoltato Remon Karam, giovane attivista per i diritti umani. Ha conosciuto Vincenzo Luciano, pescatore di Cutro. E si è avvicinata con grande profondità alla vicenda di Maysoon Majidi, attivista curdo-iraniana accusata di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare. 

"Il corpo è l'unica arma che una persona detenuta ha a disposizione per poter protestare. Io per sette mesi non ho avuto nessuna possibilità di farmi sentire"

Con lei non si è limitata a un incontro: l’ha intervistata, le ha dato spazio, ha contribuito a far circolare la sua storia oltre le cerchie ristrette di chi già si occupa di questi temi.

"Se vedi qualcunə annegare, lə aiuti"

La storia di Séan Binder e il suo lavoro di testimonianza

Di recente ha incontrato anche Séan Binder, e la sua intervista ha restituito una verità che molti di noi preferirebbero rimandare: nel Mediterraneo non si parla di norme astratte, ma di vite concrete.

👉 La sua storia

Il Premio Arte e Diritti Umani è arrivato dentro questo percorso. Negli anni precedenti è stato conferito a persone e realtà che hanno scelto di usare la propria voce come responsabilità e non come ornamento: Marisa Laurito, Alessandro Gassmann, i Modena City Ramblers, Giobbe Covatta, Paolo Fresu, Ivano Fossati, Antonio Pappano, il Canzoniere Grecanico Salentino, Veronica Pivetti, Andrea Segre, Costanza Quatriglio, Gianluca Costantini, l’associazione Amleta, Ascanio Celestini e moltə altrə.

Un premio che non ha mai scelto scorciatoie

Cosa rappresenta questo riconoscimento oggi

E il punto, per me, è rimasto limpido: Solarino non ha fatto attivismo estetico. Non ha costruito un personaggio. Ha praticato la cosa più semplice e più difficile: ascoltare. E poi, quando era necessario, farsi ponte.

Perché continuo a credere che raccontare queste storie sia necessario

Non ho nessuna intenzione di idealizzarla – sarebbe ingiusto e inutile. Il valore del suo lavoro non sta nell’eroismo, ma nella coerenza. Nel fatto che, in un Paese dove la solidarietà viene spesso scambiata per ingenuità e la difesa dei diritti umani per un’eccentricità, lei ha scelto di esserci. Senza rumore, senza vanità. E così, sì: questo premio ha avuto senso. Non ha celebrato un volto noto, ma un modo di stare al mondo. Un modo che interroga anche noi, che ci chiede di non restare fermə, di non accontentarci della neutralitàLa verità è sempre la stessa: la presenza conta.

Grazie Valeria.

Il tuo sostegno fa la differenza

FAQ brevi:

Chi è Valeria Solarino?

Un’attrice che negli anni ha affiancato al cinema un impegno costante sui diritti umani.

Perché ha ricevuto il premio di Amnesty International Italia?

Per aver dato voce a storie spesso ignorate: migranti, superstiti, pescatori, attivistə, volontarə.

Quali iniziative ha seguito con Amnesty?

Ha partecipato alle commemorazioni di Lampedusa, ai documentari Male nostrum e Human lights, e ha incontrato persone direttamente coinvolte nelle migrazioni.

Chi è Séan Binder?

Un attivista che ha soccorso persone migranti e che oggi rischia fino a 20 anni di carcere.

Cos’è il documentario “La solidarietà non è reato”?

Un racconto del caso Binder e della criminalizzazione dell’aiuto in mare.

Perché la solidarietà è un tema così urgente?

Perché chi aiuta viene sempre più spesso accusato invece che sostenuto.

Cosa possiamo fare noi?

Informarci, condividere, sostenere e non accettare narrazioni che trasformano l’aiuto in colpa.
Iscriviti alla newsletter per ricevere storie e progetti direttamente nella tua casella di posta. Solo contenuti autentici, niente spam. Scrivimi a losguardodigiulia@gmail.com Leggi l’informativa sulla privacy

Lo Sguardo Di Giulia 2025 © diritti riservati – Vietata la pubblicazione non autorizzata. Le immagini pubblicate sono protette da copyright. Se vuoi usare una mia foto, contattami.  👉Copyright e utilizzo delle immagini

Disclaimer: Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001